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Data di pubblicazione:29/10/2007
Fonte:La Stampa edizione di Torino
Titolo dell’articolo:Il treno non parte più Giudice fa causa alle Fs
Testo dell’articolo:TORINO - Vuoi andare a Parigi con l’Euro City delle 8,11, partenza da Torino Porta Susa? Può anche andar bene, ma spera solo che non si guasti il pantografo di un altro treno, proveniente da Milano, che avrebbe dovuto imbarcare i suoi passeggeri sull’«Ec» (omologo italiano del Tgv francese). Perché, a questo punto, Trenitalia, per non far torto a nessuno, decide di fermare quello delle 8,11, in perfette condizioni, in attesa del «gemello» delle 10,40, in modo da evitare ulteriori costi. Poco importa che i 117 torinesi, sicuri di partire, siano rimasti tre ore in vana attesa; poco importa che - così - siano stati irrimediabilmente persi voli prenotati, coincidenze internazionali, appuntamenti di lavoro e chissà, magari, anche qualche storia personale o d’amore decisiva per il destino di ignoti viaggiatori: la voce dello speaker di Porta Susa, agli ignari clienti torinesi, ha cercato di piazzare una pietosa bugia: «...Il treno Ec non parte per un guasto alla motrice, ci scusiamo con i clienti, che potranno ripartire con - altra sigla - con l’Ec in arrivo alle 10,40...». Ma il diavolo, come è noto, fa le pentole ma non i coperchi. Il sostituto procuratore generale di Torino, Fulvio Rossi, aveva appena accompagnato in stazione la moglie che avrebbe dovuto, appunto, partire per Gare de Lyon. Constatato che l’Ec non si decideva a lasciare i binari, incuriosito, s’è rivolto al capotreno, il quale - candidamente - gli ha risposto che non c’era nessun guasto ma che stavano aspettando da Milano i passeggeri in ritardo, cioè quelli bloccati dalla (vera) avaria. Incredulo, il magistrato ha raggiunto gli uffici di Trenitalia. Ha chiesto spiegazioni del messaggio dello speaker, e un funzionario ha risposto, in modo molto naïf, che da Roma gli era stato imposto di raccontare la storiella del guasto. Alle severe rimostranze del sostituto procuratore generale, Trenitalia ha cambiato immediatamente registro, attraverso un secondo comunicato rivolto ai passeggeri clienti: sparito il guasto, in modo però ancora criptico, è stato comunicato che il convoglio x, nominato solo attraverso il numero, non sarebbe partito e che bisognava attendere l’Ec delle 10,40. La vicenda ha dell’incredibile e non è stato possibile ottenere una contro-replica ufficiale di Trenitalia: muti i telefoni degli addetti alle pubbliche relazioni; impossibilitati a rispondere «senza autorizzazione», i responsabili della stazione di Porta Nuova. Filtra solo l’immagine di un sospiroso imbarazzo, di un’autunnale tristezza. Il dottor Rossi ha voluto essere preciso. E’ andato a bussare agli uffici della polizia ferroviaria e ha subito firmato un esposto contro Trenitalia. Ipotesi di reato, violenza privata ai danni dei 117 passeggeri, le «persone offese». Ma potrebbe essere contestato, secondo l’indirizzo seguito da numerose sentenze della Cassazione, anche il sequestro di persona, che sanziona «qualsiasi condotta che produca l’effetto di escludere o limitare la libertà di movimento della persona offesa, anche se tale evento costrittivo sia solo indirittamente voluto». Gli agenti della polfer hanno provveduto a identificare, uno per uno, i clienti inferociti. Tra questi, un gruppo di manager torinesi che avrebbero dovuto raggiungere il Giappone con un volo dal «De Gaulle» di Parigi. Non resta che aspettare le mosse dell’autorità giudiziaria. Ci si domanda: ma basta un pantografo rotto per mandare in tilt il sistema ferroviario del Nord Ovest? Dov’erano le squadre di manutenzione? Esistono o no? Perché mentire ai passeggeri e non dire loro la verità? Il sostituto procuratore generale di Torino, Fulvio Rossi, è «stupito» dal comportamento di Trenitalia.


Dottore, ma cosa è successo?

«Io stesso stento a credere che cose del genere possano accadere nel 2007. Trenitalia non riesce a far fronte a un semplice guasto e che fa? Inventa una scusa e, di fatto, cancella un treno che avrebbe potuto partire in orario, rispettando così i suoi passeggeri. Invece hanno voluto diffondere un messaggio, attraverso lo speaker, che non corrispondeva al vero. Spero che sia fatta chiarezza su questo comportamento, francamente incredibile».

Però, nel secondo messaggio, attraverso lo speaker, era stato corretto il tiro...

«La formula scelta era meno lontana dal vero ma sempre criptica. Al di là delle considerazioni su questo modo di agire, mi domando quale sia il criterio scelto da Trenitalia per stabilire un rapporto corretto con i passeggeri, i suoi clienti. Ho denunciato Trenitalia per “violenza privata” ma potrebbero trovare riscontro altri reati, ancora più gravi: come il sequestro di persona».

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