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Data di pubblicazione:16/12/2007
Fonte:La Stampa
Titolo dell’articolo:Torino-Lione: “I fondi ci sono Ora voglio vedere i treni”
Testo dell’articolo:Commissario, ha mai pensato che la Torino-Lione potesse non farsi? Negli occhi di Jacques Barrot sembrano sfilare i tre anni di polemiche, mediazioni e proposte che il progetto di un tunnel italo-francese sul "Corridoio 5" destinato a collegare Budapest con Kiev hanno fatto passare sul suo tavolo di Palazzo Berlaymont. È un uomo esperto e pragmatico, il responsabile Ue per i Trasporti, a tratti irruento, comunque sempre coi piedi piantati a terra. Riflette per qualche secondo, poi si confessa. «Non ho mai perso la speranza - risponde -. A un certo punto ho temuto che la sorprendente convergenza tra i dubbi di alcuni finanziatori e l’opposizione delle forze più estremiste potesse bloccare l’opera. Sono però sempre stato persuaso che il tunnel avesse un ruolo anche nella tutela dell’ambiente valligiano, e non ho mai capito come gli ecologisti potessero contestarlo. Alla fine siamo partiti...»
Settant’anni, francese di Yssingeaux (Alta Loira), parlamentare gollista per quasi quattro decenni e più volte ministro, Barrot è l’arbitro delle grandi Reti Transeuropee o, semplificando, l’uomo che ha ottenuto 671,8 milioni di euro per finanziare la Torino-Lione di qui al 2013 e che adesso dovrà verificarne l’utilizzo virtuoso. Dopo un silenzio durato oltre un anno, Barrot parla del disputato dossier transalpino con un obiettivo chiaro in mente: far sapere che «quello firmato a Bruxelles non è un assegno in bianco».

È stata dura, vero?
«Per chi ha una visione di lungo periodo, la Torino-Lione era una necessità chiara e importante per rispondere alle esigenze del traffico sull’asse Ovest-Est. Nonostante ciò, tra i finanziatori - in Italia come in Francia - in certi casi si è riscontrato un forte scetticismo sull’urgenza dei lavori. Senza dimenticare la protesta in piazza e nelle valli».

Cos’è cambiato? «
«Si è presa coscienza che il cambiamento climatico esige davvero una politica dei trasporti concepita guardando lontano. Alla fine tutti abbiamo compreso che non esiste mobilità sostenibile senza i grandi corridoi ferroviari o fluviali. Per questo, stavolta, constato un reale accordo sulla realizzazione del tunnel del Moncenisio. Chi ha ancora dei dubbi può andare a vedere quello che succede a Ventimiglia dove il traffico dei veicoli pesanti sta diventando insopportabile».

La protesta non è finita.
«Nella valle di Susa ci sono state parecchie controversie sul tracciato, questo è vero. Prodi ha però scelto un mediatore, Mario Virano, che si è rivelato capace di rispondere ai timori della gente. Per ragioni ideologiche permane qualche ostilità, eppure non abbiamo mai esitato nel considerare la Torino-Lione una priorità nelle definizione delle prospettive finanziarie Ue».

Quali le istruzioni per l’uso?
«La cooperazione franco-italiana deve essere efficace. Il tunnel è uno snodo importante, ma non è sospeso nel nulla. Bisogna che tutte le vie d’accesso siano di qualità. Il compito del coordinatore Brinkhorst, e il nostro, è vigilare sull’uso dei finanziamenti e sorvegliare il procedere degli investimenti».

In che modo?
«La ripartizione dei fondi è stata approvata dagli Stati membri il 29 novembre. Spero che il parlamento europeo darà il via libera in gennaio. Passato questo esame elaboreremo delle decisioni individuali per i progetti europei, con un "percorso" in termini di calendario, e una correlazione diretta fra lavori effettuati e impegni finanziari».

E se non si procede?
«Il nostro è un cofinanziamento, non un prefinanziamento. Gli Stati aprono i cantieri, presentano le fatture e noi paghiamo sulla base di quanto effettivamente realizzato. Se i lavori non avanzano abbiamo il dovere di intervenire e dirottare i fondi non spesi».

Per i No-Tav i flussi di traffico non giustificano la spesa.
«È un errore. Abbiamo statistiche e proiezioni sufficienti per stimare un aumento del 25% del trasporto di passeggeri e del 30 per cento per quello su ferrovia nell’orizzonte del 2020. E’ chiaro che la mobilità cresce e ogni anno i camion sono sempre più numerosi sulle nostre strade. Ogni giorno 10 mila veicoli pesanti attraversano le Alpi. Sono andato a visitare il tunnel del Monte Bianco e ho visto che è saturo al limite delle condizioni di sicurezza. Noi puntiamo a mettere sul treno 40 milioni di tonnellate di merce e 7 milioni di viaggiatori l’anno».

Ha mai provato un senso di comprensione per le ansie dei valligiani?
«Sono stato presidente di una regione, so che ci sono apprensioni per ogni nuova grande opera. Si, capisco le loro preoccupazioni. Però credo che il progetto sarà un vantaggio a medio-lungo termine per chi vive nelle valli. Avranno meno camion e inquinamento. Questo lo stanno capendo anche loro».

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