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Data di pubblicazione:06/01/2008
Fonte:L’Eco di Bergamo
Titolo dell’articolo:Il presidente dell’Associazione europea ferrovieri: «Un declino inarrestabile, iniziato diversi anni fa»
Testo dell’articolo:Caffè servito a bordo, stazioni linde e, se storiche, ristrutturate ad arte, abbonamenti ferroviari offerti ai lavoratori come benefit aziendali. Com’è lontana l’Italia dei treni dall’Europa. Parola di Francesco Tufano, presidente italiano dell’«Association Européenne des Cheminots », l’Associazione Europea dei Ferrovieri, che il vecchio continente lo gira in lungo e in largo da anni. Ogni volta con amare conclusioni. Tufano, che per più di 30 anni ha vissuto a Cisano Bergamasco, dove sono nate e abitano tuttora le sue figlie, non nasconde la sua sorpresa per il fatto che «solo in Italia prima si costruiscono gli aeroporti, poi si decide di munirli di allacciamenti ferroviari, come nel caso di Orio al Serio.

Presidente Tufano, qual è la situazione complessiva delle ferrovie in Europa e, in rapporto a queste, dell’Italia?
«Devo purtroppo constatare che, per l’Italia, la situazione è di una gravità assoluta perché dai primissimi posti dove si era posizionati fino a qualche anno fa, ora siamo quasi in coda rispetto agli altri Paesi comunitari. Questo retrocedere di posizioni si deve in particolare ad un fattore di scarsa qualità».

Ritardi e treni soppressi, ormai non si contano più...
«Il declino del trasporto ferroviario italiano è iniziato da una diversa applicazione di quanto previsto da una Direttiva Comunitaria che obbligava a dividere nelle società di trasporto, le infrastrutture dalla gestione. Questa Direttiva forse voleva salvaguardare la possibilità di una nazione di poter transitare con i propri convogli sui binari di un’altra nazione, ma nella realtà, almeno per l’Italia, ha rappresentato la fine di un sistema di trasporto che andava, secondo me, assolutamente salvaguardato, anche se fortemente migliorato, sia in infrastrutture che in materiali rotabili. Nel momento in cui si è voluto ricercare un “profit” nella gestione di un servizio sociale, quale era quello ferroviario, è saltato fuori che il tutto doveva essere ridimensionato adducendo, da parte del mondo politico, la banale scusa che il cittadino era stanco di pagare per i debiti delle ferrovie».

Cosa ha comportato per gli altri Paesi europei questa direttiva?
«Ogni altra nazione, guardando anche alla triste esperienza delle liberalizzazioni attuate in Gran Bretagna, ha realizzato in maniera molto figurativa le divisioni puramente “contabili” richieste dalla direttiva europea, conservando di fatto ancora integre le società ferroviarie nazionali. La Db tedesca ha diviso contabilmente la struttura, ma ha lasciato un’unica società statale che sta osservando una fortissima politica di aggressione verso i mercati dell’Est. La Germania sta riversando ingenti capitali nell’ammodernamento della loro flotta ferroviaria e negli investimenti sulle infrastrutture. Questa politica ha coinvolto, in maniera positiva, le politiche degli altri Paesi europei, in particolare quella dei Paesi Bassi – le cui società di trasporto sono confluite in Db – e quella dei Paesi dell’Est»

Anche la Spagna ha fatto passi da gigante...
«In Spagna è stata fatta un’identica politica di sviluppo e nel giro di qualche tempo sono stati capaci, bravi loro, di munirsi di un sistema di trasporto di alta velocità/alta capacità da fare invidia alla Francia che, peraltro, ha continuato nella sua politica di grandi stanziamenti statali a questo settore pervenendo a continui successi e progressi nella corsa alla Gran Velocità. La Svizzera sta bucando, a forza di grandi impegni statali, le sue bellissime montagne per munirsi di un sistema di trasporto ferroviario ad alta velocità, mentre l’Austria continua la sua politica nel legiferare contro il traffico stradale a favore della ferrovia.
I Paesi dell’Est sono oggetto di forti attenzioni di Db per la politica del trasporto merci su ferro, mentre mantengono e sostengono, in maniera continuativa, il trasporto viaggiatori ed il trasporto regionale salvaguardandone sicurezza, efficienza e decenza».

Insomma, da questa disamina solo l’Italia è rimasta indietro rispetto ai partner europei...
«Ormai per trovare stazioni o materiali rotabili “graffitati” bisogna venire solo in Italia, far fare viaggi da incubo con la paura di essere borseggiati è un servizio che possiamo offrire quasi esclusivamente in Italia, come far durare lavori che interessano l’ammodernamento ferroviario decine di anni. Ed è una prerogativa tutta nostra anche avere di fatto demolito la categoria dei ferrovieri, un’autentica vittoria della politica italiana».

Allora si parlò di risanamento. Invece?
«Invece si cominciò, contrariamente a quanto voleva il management ferroviario, a chiudere gli scali merci e ridimensionare il trasporto viaggiatori, favorendo di fatto l’utilizzo del trasporto di gomma a scapito di quello ferroviario. Il risultato ora è sotto gli occhi di tutti»

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