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Data di pubblicazione:05/02/2008
Fonte:La Stampa edizione di Torino
Titolo dell’articolo:Lavori a Torino Porta Nuova in ritardo
Testo dell’articolo:Eccola qui la Porta Nuova del 2008. La guardi nelle fotografie e vedi acciai e vetri, scale mobili e alluminio. Modernità mescolata alla storia di questo scalo storico. Poi alzi lo sguardo, leggi la data di consegna dei lavori scritta in bianco sui pannelli blu che circondano il cantiere e che invitano i viaggiatori ad avere pazienza: «8 febbraio 2008». Insomma: il «D day» è fra tre giorni, venerdì.
Ma poi alzi ancora un po’ di più lo sguardo e vedi un’altra Porta Nuova. Transenne ovunque, ingressi chiusi, deviazioni, sistemazioni provvisorie. Insomma: altro che opere di trasformazione ormai completate: questo ancora è un cantiere. E per di più in piena attività.
Ma, allora, l’acciaio e il cristallo, le innovative scelte tecnologiche, l’abile fusione di due momenti storici che fine hanno fatto? L’arcano è presto risolto: i lavori allo scalo ferroviario più importante della città, termineranno non prima della fine del 2008. «Un completamento all’80 per cento», fanno sapere da Grandi Stazioni, a Roma. Spiegando che: «I ritardi sono innegabili, ma il progetto va avanti come previsto». E in una profusione di «issima» spiegano che la stazione sarà «bellissima», «modernissima», «funzionalissima». Ma, scusi, perché c’è questo ritardo? «Beh, ci sono state le Olimpiadi e non abbiamo potuto partire in tempo con le opere. Lo scalo in quel periodo doveva lavorare a tempo pieno e poi, fino a non molto tempo fa, davanti a Porta Nuova c’era pure il cantiere per la metropolitana», Insomma, una bella valanga di guai. «E guardi che la stazione non è mai rimasta chiusa: ha sempre continuato a funzionare. Ogni giorno da lì passano 360 treni: questi sono numeri molto grossi e danno l’idea dell’impegno profuso per portare a termine questo intervento».
E allora, in attesa che si tagli il nastro, tra marmi lucidi e modernità vale la pena di immaginare. Ecco l’atrio, quello che si affaccia su corso Vittorio Emanuele. Alle cinque della sera è gremito di pendolari e viaggiatori. Sempre così da cento anni a questa parte. Fino a ieri. Perché da oggi è chiuso per lavori. In stazione si entrerà soltanto da via Sacchi (l’ex ingresso di servizio, oltre i posteggi dei taxi) e da via Nizza. E le biglietterie? Saranno bellissime e tecnologiche. Ma, oggi, gli sportelli sono ridotti alla metà di quelli che c’erano fino al 2006. Per fortuna c’è una bella infilata di macchinette self service per i biglietti. E le code smagriscono come per miracolo. E le sale d’attesa? Ce n’è una soltanto e con una trentina di posti a sedere occupati - in questa giornata di pioggia e di neve - da un gruppetto consistente di homeless. Lì, dove ci saranno le scale mobili, adesso sale un fortissimo rumore di motore a scoppio. Forse di una ruspa. Il porticato su corso Vittorio, prossimo avveniristico ingresso con cristalli e acciai, è occupato da tre venditori arabi di pane e da quattordici improvvisati commercianti ambulanti di ombrelli e di ombrellini. Che fanno pochissimi affari.
E la gente che ne dice? «Un disastro», sentenzia Paola Raviola, pendolare sulla linea Torino-Carmagnola. Che in poche parole sintetizza i guai della stazione: «Servizi scadenti, treni sporchi, confusione. Un vero e proprio macello». Sarà la neve abbondante, sarà il freddo, ma oggi la gente che entra qui dentro non è particolarmente ben disposta. Daniele Botta: «Due anni fa era meglio. Adesso la situazione è sotto gli occhi di tutti. Che altro dire: aspettiamo».
Rumore di avvitatori con cui gli operai fissano i pannelli blu che delimitano le nuove zone di cantiere. Entrano in stazione un’auto e furgone di una società portavalori da cui scendono vigilantes in divisa che scaricano i soldi dalle biglietterie automatiche. Ci mancavano pure i gas di scarico. Claudio Rosellini, macchina fotografica in mano, scatta immagini alla neve che cade sui treni fermi ai binari. Sorride. «Scandalizzato io? Perché mai? Se si vuole un po’ di modernità, se si devono migliorare i servizi, si deve sopportare qualche disagio. Non è il caso di farne un dramma». In fondo ha ragione lui. Se Porta Nuova diventerà quello che è in fotografia, è bene sopportare. Ma i ritardi?

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