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Data di pubblicazione:02/03/2008
Fonte:La Stampa
Titolo dell’articolo:Oggi è la Giornata nazionale per il recupero dei tracciati in abbandono: quaranta eventi dal Piemonte alla Sicilia
Testo dell’articolo:Tutti a pensare ai brividi ultra-rapidi della Tav, alle comodità fonoassorbenti dei pendolini e alle faraoniche strutture in ferro e cemento che permetteranno di fare su e giù per la penisola in un battibaleno. Pensieri più che leciti, ci mancherebbe. Ma vuoi mettere i brividi lenti garantiti dalla pugliese Gioia del Colle-Palagianello? E gli incantati paesaggi carsici che si godevano dai vagoni della Siracusa-Vizzini? E le automotrici Fiat 70 che arrancavano nel verde dell’Arezzo-Fossato di Vico, quelle se le ricorda qualcuno?

L’esempio spagnolo
Le hanno chiamate ferrovie dimenticate, «una fitta rete di piccole linee che attendono di essere rilanciate e tracciati smantellati che possono rinascere a nuova vita come piste ciclo-pedonali», spiega Albano Marcarini, presidente della Co.Mo.Do, la «Confederazione mobilità dolce» che ha organizzato per oggi la Prima giornata nazionale dedicata a questo patrimonio da valorizzare. Tra escursioni a piedi o su due ruote e treni storici speciali (tutto le informazioni su www.ferroviedimenticate.it) sono più di 40 gli eventi in programma, dal Piemonte alla Sicilia. «Questa giornata rappresenta per noi una grande occasione», spiega Marcarini: «A noi piacerebbe dar vita a una rete alternativa di “strade” destinate non alle auto, ma alla “gente”: ciclisti, pedoni, anziani, tutti noi. E con un servizio di piccole ferrovie che aiuti e dia supporto a questa rete». Una rete capillare: il patrimonio in abbandono si snoda lungo 5.700 chilometri di tracciati ed è una ragnatela che tende ad estendersi di continuo con la costruzione di nuove rettifiche o varianti di percorso. «Fino a oggi solo una piccola parte di questo patrimonio è stato riutilizzato sottoforma di piste ciclo-pedonali o potenziato come ferrovie turistiche», racconta Marcarini: «Penso per esempio a una delle passeggiate che preferisco, l’ex linea della Val Brembana in provincia di Bergamo, smantellata negli anni Sessanta, con quegli incredibili tunnel lasciati al naturale. Ma si potrebbe fare molto di più, prendendo a modello quanto succede all’estero: perché non facciamo come gli spagnoli? Loro hanno già riconvertito in “vie verdi” più di 1.200 chilometri di ferrovie in disuso». Binari, piccole stazioni e «rami secchi» tornerebbero così a rifiorire. Specie in aree geografiche (valli alpine e appenniniche) che hanno accolto le avvisaglie del progresso tra fine Ottocento e metà Novecento e poi hanno perso posizioni, soprattutto a favore delle grandi città. Anche in Italia, a dire il vero, qualcosa si sta muovendo. L’ultima Finanziaria ha previsto un fondo di 2 milioni di euro per favorire il recupero e la trasformazione di una decina di ex-ferrovie dalla Lombardia alla Sicilia, «ma questo è solo un primo passo», continua Marcarini: «C’è un disegno di Legge, presentato nel 2006, che se andasse in porto porterebbe alla realizzazione di una rete nazionale di mobilità alternativa fatta anche di strade arginali, tronchi stradali dismessi, antiche vie storiche, sentieri costieri e via dicendo. Realizzare una rete di questo tipo», conclude il portavoce della Giornata nazionale, «ci farebbe riscoprire in modo appropriato il nostro Paese. E’ per questo che parliamo di “mobilità dolce”: “dolce” è più significativo di “lenta”, vuol dire vivere e spostarsi a un ritmo più piacevole e umano».

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