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Data di pubblicazione:23/03/2008
Fonte:La Stampa edizione di Torino
Titolo dell’articolo:Quando è la “prof” ad essere in ritardo
Testo dell’articolo:Tiziana Carena prende il treno tutti i giorni da Brandizzo per andare a Torino, dove insegna all’Istituto Boselli. E tutti i giorni la professoressa Carena, come mille altri pendolari inferociti, si ritrova regolarmente a combattere con i ritardi ormai strutturali della linea. «Parto da Brandizzo con il treno che arriva a Torino alle 8.18 - dice la professoressa - e almeno cinque giorni su sei abbiamo ritardi che vanno dai classici cinque minuti al quarto d’ora, se non di più». La signora è donna pratica, e non pensa di poter risolvere i problemi con la protesta. In un certo senso, è anche rassegnata a quello che ormai è diventato uno standard delle ferrovie italiane. Ciò che proprio non le va giù è che a scuola, ogni volta che fa ritardo, le chiedono di compilare un foglio di giustificazione che adduce l’entrata fuori orario a motivi personali. «Non sono motivi personali - dice - Non è colpa mia se il treno è sempre in ritardo». La cosa può sembrare sopra le righe solo a chi non è costretto a prende il treno tutti i giorni per andare a lavorare. Il marito di Tiziana Carena, Francesco Ingravalle, anche lui docente, ma alla Facoltà di Scienze Politiche di Alessandria, non ce la fa a trattenersi: «Per quanto mi riguarda, il problema dei ritardi sulla linea che prendo per andare a lavorare non è così sentito - dice - Capita alle volte che il treno si faccia attendere sulla via del ritorno, ma quelli sì che diventano problemi personali». Sorride, pensando che un giorno la sua signora potrebbe chiedere anche a lui di firmare una giustificazione. «Però sento mia moglie lamentarsi quasi tutti i giorni. E allora, mi è venuta in mente una possibile soluzione - aggiunge - Siccome il problema è sicuramente strutturale, e non se ne esce, o non se ne esce a breve, perché Trenitalia non torna alle buoni abitudini di una volta, e fornisce essa stessa un modulo di giustificazione del ritardo?».
Ingravalle ha fatto il militare, e ricorda: «Vent’anni fa, ai militari in licenza, in caso di ritardo il capostazione forniva una dichiarazione in cui si faceva presente che il rientro in caserma fuori orario non dipendeva dal soldato, ma dal treno. Non potrebbero fare una cosa così anche adesso? - si chiede - Con Internet, si potrebbe addirittura caricare il modulo sul sito e renderlo disponibile per il lavoratori. Perché dobbiamo pagare pegno per colpe non nostre?».
A causa dei continui ritardi dei convogli, nei mesi scorsi il Comitato spontaneo dei pendolari della linea Torino-Milano ha chiesto a Trenitalia una riduzione sull’abbonamento mensile.

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