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Data di pubblicazione:20/04/2008
Fonte:Libero Mercato
Titolo dell’articolo:Ora Trenitalia rischia il fallimento
Testo dell’articolo:L’abbattimento del capitale non basta. Le perdite del 2007 e del 2008 richiederanno altre iniezioni di soldi pubblici per evitare il crac, sempre che Bruxelles non lo vieti
I tempi sono stretti. E il sentiero impervio. Trenitalia dovrà trovare risorse fresche entro il 2008. E dovrà farlo senza incappare nell’altolà di Bruxelles. Solo così potrà scongiurare un rischio di fallimento che potrebbe concretizzarsi già con la chiusura dell’attuale esercizio. I tecnici di Mauro Moretti sono gi à al lavoro. Il tema sarà portato sul tavolo del consiglio di mercoledì prossimo che dovrebbe approvare i conti del 2007 del gruppo Fs. Ed è proprio lì che iniziano i guai.
Per far quadrare il bilancio della società di trasporto Moretti sarà costretto ad abbattere il capitale. Operazione che, come anticipato da LiberoMercato del 12 aprile, permetterà di compensare i 402 milioni di perdite registrate nel 2007 e gli 1,644 miliardi accumulati nel 2006 e portati a nuovo nell’esercizio successivo. Il buco complessivo di oltre 2 miliardi dovrebbe essere coperto da una riduzione del patrimonio netto di 1,536 miliardi e dall’utilizzo del fondo di riserva per rischi e oneri, in cui nel 2007 per effetto della scissione di Ferrovie Real Estate sono stati versati 510 milioni. A conti fatti il capitale sociale di Trenitalia passerebbe dagli attuali 2,569 miliardi a 1,033 miliardi. E qui sono subito altri dolori.
Le perdite del 2007 (402 min) supererebbero di nuovo la quota di un terzo del capitale. E imporrebbero di nuovo di attenersi alle disposizioni previste dall’articolo 2446 del codice civile: abbattimento o ricapitalizzazione. Il bivio, insomma, è lo stesso del 2007, quando la società decise ad aprile di rinviare gli obblighi previsti dalla legge nella speranza che il governo provvedesse a finanziare l’aumento di capitale da 2 miliardi previsto dal piano industriale 2007-2011.
Il problema è che, malgrado gli attestati di approvazione più o meno generalizzati, la firma dell’esecutivo sotto il piano industriale non è mai arrivata. E i soldi neppure. Quest’anno, però, la situazione è più drammatica e il nodo non più rinviabile. Un nuovo abbattimento del capitale porterebbe infatti il patrimonio a circa 600 milioni di euro. Volete sapere quante sono le perdite tendenziali previste per il 2008? Esattamente 600 milioni. Questo significa che l’azienda delle Fs guidata da Gianfranco La-guzzi si troverebbe con un capitale azzerato dalle perdite e la necessità di avviare le procedure per il fallimento.
Se il problema è chiaro, molto meno lo è la soluzione. Sul bilancio della compagnia già dai prossimi mesi inizieranno a pesare i tagli imposti dal governo Prodi nella finanziaria 2007 e poi nel milleproroghe, con cui Palazzo Chigi ha concesso a Trenitalia risorse necessarie a tamponare le spese del trasporto regionale soltanto per i primi tre mesi del 2008. Dovevano essere 190 milioni fino agiugno, ne sono arrivati solo 80. In mancanza di quei soldi Moretti ha già minacciato un taglio del 15% dell’offerta. Ma l’arma è spuntata.
La riduzione delle corse o la cancellazione delle tratte non si abbatterà soltanto drammaticamente sui pendolari, ma anche sui conti dello stesso gruppo Fs. Nelle infinite partite di giro delle varie società, infatti, c’è n’è una fondamentale che riguarda il pagamento dei pedaggi alla rete di trasporto. In altre parole, se Trenitalia viaggia meno e spende meno, Rfi incassa meno. E il guadagno è bello che bruciato. Senza contare che nel frattempo il settore cargo continua a perdere risorse senza sosta.
L’unica soluzione immediata ed efficace sarebbe quella dell’aumento di capitale finanziato dal Tesoro. Su questo terreno, però, non ci smuove senza l’autorizzazione della Commissione Ue. Lo sa bene Moretti, che non a caso nel piano industriale parla di una «ricapitalizzazione da effettuarsi mediante capitale pubblico attraverso la procedura di aiuti di Stato approvata da Bruxelles». L’operazione che il manager delle Fs ha in mente è quella effettuata nel 2007 da Sncf (le ferrovie francesi), che ottenne il via libera della Commissione in cambio di una accelerazione sul processo di liberalizzazione e sulla dismissione di quote dimercato. Non è chiaro, ovviamente, cosa nel dettaglio potrebbe essere offerto a Bruxelles.
Di sicuro, il nodo dovrà essere sciolto il prima possibile. Anche e soprattutto tenendo conto dei tempi burocratici di una autorizzazione comunitaria. Il dossier, insomma, dovrà arrivare sul tavolo di Berlusconi al fianco delle altre questioni urgenti come Alitalia ed emergenza rifiuti. E non è escluso che la mina esploda ancor prima che il Cavaliere possa tornare a Palazzo Chigi.
I sindacati, ad esempio, non hanno alcunaintenzione di lasciar passare tempo prezioso. E porteranno il tema all’attenzione dell’azienda e dell’opinione pubblica in occasione dello sciopero previsto per il 9 maggio. La protesta riguarda la difficile trattativa delrinnovo contrattuale. Mase «l’azienda fallisce, è inutile portare a casa un nuovo contratto», fa giustamente osservare una fonte sindacale.
Quindi, il confronto verterà anche sulla difficile situazione contabile della società. Nell’attesa, per evitare problemi, pare che qualcuno abbia fatto sparire dal sito delle Fs i bilanci separati delle varie società. Chi vuole può guardarsi il consolidato del gruppo. La trasparenza prima di tutto.

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