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Data di pubblicazione:01/06/2008
Fonte:Repubblica
Titolo dell’articolo:Ferrovie di nuovo nel caos: cancellati i “treni del mare”
Testo dell’articolo:BOLOGNA - Ma dove diavolo sono finiti i treni con l’infradito? I treni del mare, bermuda di rigore e odorosi d’abbronzante? Dissolti. Inghiottiti da un baratro elettronico. Migliaia di convogli spariti di colpo dal nuovo orario ferroviario. L’estate arriva, ma almeno fino a ieri notte era impossibile sapere se tra due settimane riusciremo a imbarcare la suocera per Igea Marina, o a trovare una coincidenza per Ladispoli.

Una catena di incidenti tecnici e burocratici al sistema informativo di Trenitalia ha tenuto nascosti per giorni tutti i treni regionali, oltre settemila, l’80 per cento del traffico nazionale, a chi volesse consultare l’orario estivo che entrerà in vigore il 16 giugno. Il “pacchetto regionali” non è stato caricato in tempo sulla piattaforma elettronica che distribuisce le informazioni sugli orari al sito Internet, al call-center telefonico, alle biglietterie umane e automatiche, ai palmari dei controllori.

Effetto: ai viaggiatori è stato fornito per diversi giorni un orario lacunoso, ingannevole e inverosimile che ha sconvolto i piani delle migliaia di famiglie che aspettavano proprio il nuovo orario per organizzare le vacanze; le famiglie risparmiose o ecologiste che preferiscono il treno ad auto dalla benzina che costa come l’oro e puzza come una fogna. Avranno pensato che i tagli annunciati dalle Ferrovie siano stati più pesanti del previsto. Al forum di Repubblica. it hanno scritto lettori in ansia: mi hanno tolto otto treni su dodici, devo prendere un aereo presto e il primo treno per Milano è alle 10...

Non è così, per fortuna. I treni regionali dell’estate ci saranno ancora, quasi tutti, garantisce l’azienda, e oggi, se i tecnici nella notte saranno venuti a capo del pasticcio, dovrebbero uscire dalla clandestinità. Prendiamola così: abbiamo sperimentato come sarebbe povera e paralizzata l’Italia senza i trenini locali che la retorica alto-velocista disprezza tanto.

Ma nel frattempo, sono giorni di sconcerto. Perché questo black-out è infingardo. Non si presenta come un semplice ritardo informativo. I sistemi all’apparenza funzionano regolarmente e sfornano gli orari richiesti dal cliente come se fossero buoni. Ma ci sono solo alcuni treni: gli Intercity, gli Eurostar, i più costosi. Mancano i regionali, appunto. Nessuno però sente il dovere di avvertire la clientela con una scritta, un annuncio, che gli orari forniti sono ancora mostruosamente incompleti: così, per chi li consulta, sono orari effettivi. Solo che i binari appaiono semivuoti.

Interrogando l’orario online su viaggi successivi al 16 giugno, giorno del cambio, ottieni risposte desolanti o bizzarre: “nessuna proposta di viaggio” per Forte dei Marmi, Varazze, Polignano a Mare, Gallipoli, Roseto degli Abruzzi e altre decine di località balneari. Cittadine che sembrano isolate, altre raggiungibili solo una volta al giorno, Roccella Ionica servita solo da treni notturni, ad Agrigento ci arrivi da Roma ma non da Palermo, a Grosseto da Milano ma non da Firenze, Cattolica sempre solo da Milano ma non da Roma; un solo treno al giorno da Firenze a Viareggio, due soli da Milano a Cesenatico invece dei 12 abituali.

Coincidenze impossibili, direttrici interrotte, itinerari tortuosi come dopo un terremoto, come se qualcuno avesse bombardato le linee, tipo autunno del ’44.
Per i viaggiatori esperti è ovvio che qualcosa non va, che questa è una geografia ferroviaria inverosimile. Ma come arrivare a quella vera? È ridicolo che nel 2008 possiamo prenotare un volo per Singapore con un anno d’anticipo ma non riuscire a sapere se c’è un treno per Igea Marina tra due settimane. Proviamo col call center, anche se è una linea a pagamento, 45 centesimi al minuto.

L’orario che cerchi, al telefono te lo dice un risponditore automatico. Cioè non te lo dice: “Non sono state trovate soluzioni di viaggio per la sua richiesta”, comunica la vocina da schiaffi dopo qualche minuto di faticoso dialogo uomo-macchina, “Trenitalia le augura buon viaggio”. Abbiamo pagato una manciata di euro per un’informazione bugiarda e una presa per i fondelli. E ora?

Gli uffici assistenza alla clientela (proviamo con quelli di Milano e Bologna) non rispondono mai al telefono, anche negli orari di apertura. Ma se richiami l’892021 e farfugli parole incomprensibili in risposta alle domande metalliche, la signorina elettronica s’arrende e ti passa finalmente un essere umano, l’operatore A224: “Non posso darle l’informazione che desidera”, gentilissimo e affranto, “è da una settimana che aspetto gli orari dei regionali, ma non arrivano mai”.

Ma quegli orari esistono? Sì, esistono, rassicura l’ufficio stampa Trenitalia, s’è trattato solo di una deplorevole serie di incidente, un ritardo tecnico. Sono pronte da diversi giorni, quelle tabelle, ma nessuno le ha potute consultare, neppure gli sportelli delle stazioni. Non ci sono fascicoli cartacei, è tutto imprigionato in qualche memoria elettronica.

Ieri era il 31 maggio: file di pendolari alle biglietterie per comprare l’abbonamento di giugno. Lo comprano a scatola chiusa, sulla fiducia: non sanno se i loro treni abituali ci saranno anche questa estate, se dopo il 16 avranno ancora orari compatibili col loro lavoro. Però lunedì, se non mostreranno l’abbonamento, saranno 50 euro di multa. A loro, come sempre, nessun “ritardo tecnico” è perdonato. Intanto un po’ di famiglie risparmiose e ecologiste si saranno magari rassegnate a programmare in auto la gita al mare, spendendo e inquinando un po’ di più.

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