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Data di pubblicazione:17/06/2008
Fonte:SabatoSeraOnLine.it
Titolo dell’articolo:Il sogno dei pendolari si è realizzato in Val Venosta: treni nuovi, comodi e in orario. Con costi di gestione dimezzati.
Testo dell’articolo:Sessanta chilometri di ferrovia senza barriere architettoniche, stazioni che assomigliano più a luoghi di ritrovo che di passaggio, con treni all’avanguardia, talmente in orario che in rete c’è chi scherza sul fatto che gli abitanti della valle regolino gli orologi con l’arrivo del treno. C’è chi ha venduto la seconda auto perché grazie al nuovo collegamento non ne ha più bisogno,. Una tratta si possono acquistare biglietti giornalieri ‘treno + bici’ per fare escursioni in montagna partendo da casa solo con lo zaino. Fantascienza? No, è la Ferrovia val Venosta che unisce Malles a Merano in Alto Adige. Inaugurata nel giugno di 102 anni fa, fu chiusa nel 1990 durante un giro di vite delle Ferrovie dello Stato in quanto ‘ramo secco’. Riaperta nel 2005, dopo un incredibile restyling oggi trasporta 2 milioni di persone all’anno. Un risultato che lo stesso Helmuth Moroder, della Sta (strutture trasporto Alto Adige), che ne è il responsabile, non si aspettava minimamente. “Nessuno si immaginava un successo del genere, quando la Provincia di Bolzano acquistò il tratto di ferrovia dallo Stato ed approvò il progetto di rinnovarlo c’erano molti scettici, prima della sua chiusura quella tratta offriva un servizio talmente scadente che nessuno poteva immaginare una linea ferroviaria del genere. Ciò che spinse la Provincia ad affrontare questo progetto fu il fatto che all’inizio degli anni novanta furono stanziati molti fondi per opere di viabilità e per l’aeroporto, allora due sindaci e le associazioni ambientaliste insistettero per questo progetto e la Provincia accettò. La ristrutturazione delle stazioni e i treni all’avanguardia, cambiarono l’atteggiamento dei cittadini inizialmente scettici. Ora offre servizi che nessuno si aspettava, molti hanno venduto la seconda auto perché trovano il treno più comodo e più conveniente. Prevedevamo di raggiungere i 2 milioni di passeggeri in cinque anni, risultato che invece è stato realizzato in soli due anni. E 1000 viaggiatori al giorno sono turisti”.
Fondamentale per la realizzazione è stata, ovviamente, la disponibilità di risorse: “Volevamo una ferrovia moderna, con alti standard di comfort e sicurezza e che fosse regolare. Grazie alla disponibilità economia a disposizione, ci siamo riusciti. Se si vuole gestire una ferrovia con poca spesa, occorre investire in tecnologie avanzate. Lo abbiamo fatto e ora i treni della Ferrovia val Venosta costano circa 8 euro al chilometro effettuato mentre la media nazionale si aggira intorno ai 15 euro”.
Raggiungere questi obiettivi è stato possibile grazie ad una visione diversa da quella che abbiamo oggi della ferrovia, soprattutto in Italia. “Chi ha progettato e gestito i lavori non era un ferroviere, questo ci ha permesso di creare una ferrovia partendo dal punto di vista del passeggero. Per esempio c’è chi ci fa i complimenti per aver tolto ogni barriera architettonica, io credo che al giorno d’oggi sia un obbligo, anche perché viaggiare senza barriere è più piacevole per tutti i passeggeri, in particolar modo per gli anziani e per chi ha un bambino in carrozzina. Poi abbiamo costruito stazioni integrate con il territorio, oggi molti pensionati si ritrovano nelle stazioni per fare quattro chiacchiere e prendere qualcosa al bar. Il fatto che le stazioni siano state date in gestione ai Comuni ha creato, inoltre, un filo diretto tra i passeggeri e le istituzioni locali a cui si possono rivolgere direttamente in caso di disservizi o consigli. Tutto questo è stato possibile grazie al fatto che la ferrovia è stata completamente rinnovata e non solo ristrutturata”.
Ovvio chiedersi se l’esperienza sia replicabile in altre parti di Italia, e le parole di Moroder non sono tranquillizzanti: “In Val Venosta non dovevamo semplicemente migliorare una tratta ferroviaria, potevamo reinventarla secondo le nostre esigenze. Il fatto che la Provincia abbia acquistato il tratto ferroviario e che ciò sia avvenuto in una provincia con soli 40.000 abitanti ha snellito notevolmente le pratiche burocratiche ed i percorsi decisionali. Se ciò fosse accaduto altrove in Italia si sarebbe dovuto spedire il progetto a Roma, attendere un responso e via dicendo, ciò avrebbe allungato notevolmente i tempi, per questo credo che un federalismo sano, fatto con criterio, possa essere utile anche altrove”. Anche per questo, la Ferrovia val Venosta è diventato un modello ed ora si sta cominciando a diffondere, almeno nella provincia di Bolzano. “Il successo inaspettato della linea è stato il volano per i finanziamenti sulla rete provinciale, ma le altre ferrovie sono di proprietà di Rfi (Rete Ferroviaria Italiana) che non ha soldi da investire in progetti del genere, perciò in val Pusteria la Provincia ha siglato un contratto con Rfi per la ristrutturazione della linea che collega Fortezza a San Candido, qui pensiamo di triplicare l’utenza di oggi che è di circa 600 mila passeggeri all’anno. Ritornando alla ferrovia val Venosta, credo che debba diventare un esempio, io stesso dieci anni fa non avrei mai immaginato un successo del genere”.

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