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Data di pubblicazione:29/06/2008
Fonte:La Voce del Popolo
Titolo dell’articolo:Tutti i dubbi sul metrò: non convince l’abbandono della ferrovia Torino-Ceres
Testo dell’articolo:Se interminabili consultazioni accompagnano i progetti dell’alta velocità ferroviaria (convegni, mostre, sondaggi), nessun dibattito pubblico è mai stato aperto dal Comune di Torino a proposito del tracciato della Linea 2 di metropolitana da corso Grosseto e corso Orbassano passando per il centro di Torino: un’operazione decisiva per il futuro del capoluogo, giunta ormai in fase avanzata, ma partorita nel chiuso degli uffici tecnici della Città. Ha ragione il sindaco Chiamparino quando chiede di evitare discussioni senza fine, ma c’è modo e modo: la scelta di non incrociare la Linea 2 con la stazione di Porta Nuova (facendola correre sotto corso Re Umberto); la decisione di non realizzarla sui binari della ferrovia Torino-Ceres (già attrezzati dall’aeroporto di Caselle fino a Porta Palazzo) preferendo un lungo giro in zona Vanchiglia; la prospettiva di scavare il tunnel per la Linea 2 sotto i Giardini Reali e anche un secondo tunnel per il tram 4 sotto Porta Palazzo (questo sì fino alla stazione di Porta Nuova) sono opzioni tecniche sulle quali sarebbe stato opportuno aprire un po’ di dibattito prima, non dopo aver scodellato la notizia del tracciato.

Chiariamo: qui non giudichiamo le soluzioni annunciate dalla Giunta comunale (delibera 10 giugno 2008), forse adeguate, forse perfettibili. Il punto è che il progetto della Linea 2 arriva a scatola chiusa, riducendo, quasi annullando la possibilità di discuterne, come lamentano i Comitato spontanei di Quartiere, tante lettere ricevute dai giornali e una parte del mondo politico. “Fino ad oggi - riconosce l’assessore ai Trasporti Maria Grazie Sestero - il Consiglio comunale è stato «informato» sugli orientamenti della Giunta”, senza votare nulla. Ma si può discutere i dettagli, giunti a questo punto, senza mettere a rischio l’intera, attesissima operazione?

Il dogma di Vanchiglia. Un paio d’anni fa la Giunta comunale “informò” il Consiglio di voler dirigere la Linea 2 dal centro di Torino verso la zona di corso Grosseto (Passante ferroviario) attraverso Barriera di Milano e i binari abbandonati dalle ferrovie nel vecchio scalo Vanchiglia. L’opportunità di intercettare grandi flussi di traffico in questi quartieri, dove stanno per nascere nuovi insediamenti universitari, veniva indicata come prevalente rispetto ai benefici legati ad ogni altra ipotesi di tracciato fra corso Grosseto e il centro della città. Una delle soluzioni alternative, come diremo, era interessante, ma l’opzione Vanchiglia non fu più messa in discussione, ponendosi rapidamente come un “dogma”: una cosa talmente sicura che nel 2007 un costruttore di Alba ha comprato all’asta il vecchio scalo ferroviario di Vanchiglia e il trincerone ferroviario di via Sempione, dando per scontato che il Comune chiederà di utilizzarlo per far passare la metropolitana.

L’operazione Vanchiglia è un colossale, dichiarato piano per attivare investimenti immobiliari attorno al tracciato del metrò e nelle aree limitrofe. I terreni acquistano valore perché ci passa il metrò, fanno gola ai costruttori, ma tornano utili anche al Comune, che rilascia i permessi in cambio del denaro necessario a pagare i cantieri del metrò. Siamo di fronte a un modo nuovo di accostarsi alle opere pubbliche, descritto negli “Indirizzi di politica urbanistica” dell’assessore Mario Viano, un altro documento sul quale il Consiglio comunale attende ancora di votare. L’assessorato di Viano non perde tempo. La settimana scorsa ha diffuso un avviso pubblico agli imprenditori immobiliari (ne riferiamo a parte in questa pagina) perché facciano “pervenire entro il 15 luglio 2008 ipotesi di investimento o insediamento” nell’area dello scalo Vanchiglia. Pare un processo inarrestabile, rispetto al quale diventa davvero difficile inserirsi con modifiche. L’esigenza di raccogliere denaro privato per pagare le opere pubbliche - questo il nodo politico - svolge un ruolo sempre più importante nella riflessione sui servizi pubblici: facciamo passare il metrò dove spuntano finanziatori, o cerchiamo finanziatori dove è giusto che passi il metrò?

Il giro più lungo. Dal dogma di Vanghiglia deriva per la Linea 2 un tracciato lungo e curvilineo, in parte ricavato dalle vecchie ferrovie: capolinea nei paraggi di corso Grosseto (futura stazione Rebaudengo), passaggio in Barriera di Milano lungo i vecchi binari di via Sempione, arrivo nel vecchio scalo Vanchiglia.

Oltre lo scalo Vanchiglia la Linea 2 dovrà proseguire verso il centro della città con una galleria nuova di zecca, risalendo sotto i Giardini Reali, piazza Castello, via Pietro Micca, corso Re Umberto. In tutto: 8,5 km. La strada più corta. Dal dogma di Vanchiglia deriva la decisione di rinunciare a una possibile Linea 2 di metropolitana sul tracciato già esistente (e abbandonato) della ferrovia Torino-Ceres fra l’aeroporto di Caselle e Porta Palazzo. Oggi i binari inutilizzati si spingono fino al corso Regina Margherita: basterebbe riattivarli e prolungare il tragitto in galleria sotto il centro storico, 4,5 km da corso Grosseto a Porta Nuova. Scavare sotto il centro? Non è un’idea balzana. Il Comune intende farlo per il tram 4, proprio fra Porta Palazzo e Porta Nuova. Non intende farlo per la Torino-Ceres, considerata secondaria rispetto all’operazione Vanchiglia - Barriera Milano. Questo è il genere di scelte che meriterebbe discussione pubblica, per stabilire se davvero un collegamento metropolitano diretto fra Caselle e Porta Nuova (attraverso Borgo Vittoria e Madonna di Campagna) sia davvero meno interessante dell’alternativa.

“Per la Torino-Ceres - taglia corto l’assessore Sestero - esistono tutt’altri altri progetti, squisitamente ferroviari: intendiamo ricostruirne un lungo tratto sotto corso Grosetto per inserirla nel passante ferroviario, dove partirà comunque la Linea 2 di metrò”. Un’altra galleria sotto corso Grosseto…

Porta Nuova. Dal dogma di Vanchiglia deriva anche il tortuoso percorso della Linea 2 sotto i Giardini Reali per raggiungere piazza Castello. Deriva come ultima conseguenza la scalta di non incrociare la Linea 2 con la stazione di Porta Nuova. Biagio Burdizzo, ingegnere capo del Comune, fa notare “l’estrema difficoltà di portare la Linea 2 sotto via Roma: dovremmo bloccare tutti i parcheggi sotterranei per anni...”. Si è preferita la strada più comoda di corso Re Umberto, anche a costo di mancare clamorosamente l’incrocio con la stazione centrale. In fatto è che Porta Nuova sarà raggiunta dal futuro tunnel del tram 4. E allora di nuovo: si è discusso abbastanza sulle alternative?

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