<< Notizia precedente - Clicca qui per chiudere questa finestra - Notizia successiva >>

Data di pubblicazione:06/07/2008
Fonte:La Stampa
Titolo dell’articolo:Torino-Finale: viaggio in latrina, il posto è un sogno
Testo dell’articolo:TORINO - A Villastellone la pazienza è già esaurita. Il viaggio è cominciato da appena venticinque minuti. Un’altra orda di passeggeri - la quinta dopo Porta Nuova, Lingotto, Moncalieri e Carmagnola - s’ammassa per salire. L’unico che scende è un signore che va verso il capotreno. «Capo, se non apri i gabinetti il treno non riparte. Chiaro? È possibile almeno andare in bagno?». Non è possibile. Perché quel bagno è rotto. E anche quello successivo. Per trovarne uno funzionante bisogna attraversare mezzo treno. «La latrina? Sì, più avanti ce n’è una che funziona, signora, ma gliela raccomando», scherza Piero Cravero, 81 anni, rivolto a una donna alla disperata ricerca della toilette. Sporca e quasi impossibile da raggiungere, con quei corridoi stretti trasformati in grovigli di braccia, gambe e valigie.

Venti minuti, forse meno, e il regionale 20143 - partenza da Porta Nuova alle 8 e arrivo, molto teorico, a Ventimiglia alle 12,41 - ribolle già di rabbia e frustrazione, per i gabinetti che non funzionano, le porte rotte e per il fatto che al Lingotto, a 7 minuti dalla partenza, i posti a sedere sono tutti occupati. Per chi è diretto a Savona restano due ore di «cammino», 4 e mezza per chi si è azzardato a scegliere Ventimiglia. Restano i seggiolini nei corridoi: a Moncalieri quelli sono esauriti. Spazi intasati, striminziti che diventano terreno di contesa tra valigie: quelle di chi si è seduto in mezzo al corridoio e quelle di chi deve passare.

Daniel Carovesci preferisce girare alla larga dall’ingorgo: resta in piedi nell’interstizio tra una carrozza e l’altra, calura e un continuo sferragliare che lascia tramortiti. «Ci rinuncio: venti euro per passare tre ore in pedi, davanti al bagno e fare a sportellate con tutti quelli che passano». Fermo lì, tra una carrozza e l’altra, rende il traffico ancora più congestionato. Uno dei suoi amici, Davide Campagna, quasi non si capacita: «È la prima volta che prendiamo il treno per Ceriale: andavamo sempre in macchina, ora la benzina è troppo cara. Se è così, però, preferisco spendere dieci euro in più. Proprio non capisco chi si sottopone a uno strazio simile tutte le settimane».

Andatelo a spiegare a Rosa Corrado. Conosce bene , il viaggio infinito che ogni due settimane porta lei e la sua famiglia ad Alassio. «Meno male che avevano promesso miglioramenti. A me sembra tutto uguale, se non peggio. Sabato scorso è finita a botte perché, a nemmeno metà viaggio, la gente non riusciva più a salire. Altro che sedersi». Anche la sera dopo - domenica - si è sfiorata la rissa. Racconta Fiammetta Corrado, la figlia di Rosa. «Il treno parte da Ventimiglia e ad Alassio è già stracolmo. La gente deve tornare a casa, il giorno dopo lavora. Il nervosismo schizza subito alle stelle. Un inferno». Il viaggio sulla «tradotta» - così la chiama Antonio Cigliano - è un condensato di lamentele. Lui recrimina perché non c’è l’aria condizionata e, anche se sono appena le nove del mattino, «sono già tutto sudato, il caldo si fa sentire». La sua vicina - di corridoio, s’intende - sbuffa e si fa aria con un giornale. Caterina Barberis, invece, invoca interventi drastici: «Capisco, è un treno regionale, e la prenotazione del posto non è prevista. Ma non si può fare un’eccezione? Ogni volta, da Moncalieri, sono costretta a venire a Porta Nuova perché è l’unico sistema per essere sicura di potermi sedere. Stamattina mi sono svegliata tardi ed ecco il risultato».

Il treno arriva a Savona alle 10,35. In cento chilometri, o poco più, di strada ha accumulato quasi venti minuti di ritardo. A Finale resta fermo quasi dieci minuti. A Ventimiglia avrà sfiorato l’ora di ritardo. Roberto Viglione se ne sta al fondo di un corridoio. Solo. I suoi compagni di viaggio hanno scelto di spingersi nel mezzo del trambusto. Lui no. «Non ci penso nemmeno. Era un paio d’anni che non prendevo questo treno. Avevo iniziato a viaggiare con l’auto, per andare al mare. Dalla settimana prossima ricomincio».

A Finale va in scena il grande sbarco: si calpestano, spingono, s’ammassano. Il treno si svuota, ma stare comodi resta un’impresa. Il signor Piero Cravero ha già salutato tutti a Savona. Ha passato il viaggio incastrato a una spanna dalla porta del gabinetto. «Scendo qui, a Noli ci vado con l’autobus. Ne ho abbastanza di respirare gli odori che escono da quella latrina».

<< Notizia precedente - Clicca qui per chiudere questa finestra - Notizia successiva >>




Per visualizzare una news, è sufficiente selezionarne il titolo nel riquadro qui sotto:

Visualizzatore news sviluppato dal Comitato spontaneo Pendolari Bra ed Alba - www.pendolaribra.it - www.pendolaribra.altervista.org - pendolaribra@tiscali.it