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Data di pubblicazione:12/08/2008
Fonte:La Stampa edizione di Novara
Titolo dell’articolo:“In viaggio sul treno senza un bagno”
Testo dell’articolo:Non pensavo che le Ferrovie dello Stato facessero ancora viaggiare le tradotte, invece l’ho sperimentato sulla mia pelle». A lanciare la denuncia è Mauro Travaini, 42 anni, non vedente, telefonista al Tribunale di Borgomanero. La vicenda che ha scandalizzato Travaini è accaduta domenica scorsa: il telefonista ha atteso una settimana a parlarne pubblicamente perché sperava in una spiegazione di Trenitalia - o meglio, nelle scuse - ma visto che dalla società nessuno si è fatto sentire in questi giorni, ha deciso di rendere pubblica la sua incredibile storia. «Ho trascorso una domenica di festa in Ossola, con il mio accompagnatore, perché sono completamente cieco e non posso in nessun caso muovermi da solo. Speravo di concludere la giornata con una pizza. Siamo quindi saliti sul treno in partenza da Domodossola alle 19,03: è il treno regionale, o meglio, la “tradotta militare”, 10391. Sul convoglio non c’era nessuno, non c’era nessun tipo di condizionamento funzionante, ed il calore era soffocante. Abbiamo cercato un bigliettaio, qualcuno del personale di Trenitalia che potesse almeno sbloccare i fininestrini sigillati, ma non siamo riusciti a trovarlo».
Il peggio, racconta Travaini, doveva però ancora arrivare: «Dovevo andare ai servizi, era urgente, anche perchè, nelle mie condizioni di salute, il problema può diventare serio: abbiamo quindi cercato con il mio accompagnatore un servizio libero, ma lo troviamo chiuso a chiave. Abbiamo cercato di passare all’altro vagone ed è stato un problema perchè lo sportello di comunicazione non si apriva: finalmente ci siamo riusciti ed anche lì i servizi erano bloccati. Allora - racconta Travaini - abbiamo cercato un’altra volta qualche ferroviere: al limite avrei utilizzato il servizio del macchinist. Il primo vagone, però, era irraggiungibile, perchè lo sportello di comunicazione era bloccato. Non sapevo davvero che cosa fare: alla fine, preso dalla disperazione e dalla necessità, ho dovuto fare pipì tra un vagone e l’altro, sul pavimento in metallo che poi finisce subito all’esterno, a terra». Quando l’odissea è terminata, Mauro Travaini, tornato a casa, ha cercato di mettersi in contatto con Trenitalia: «Ho cercato di spiegare telefonicamente quello che era accaduto, per dire che non si possono fare viaggiare i treni in queste condizioni. In una situazione di questo genere si trova a mal partito non soltanto una persona come me che soffre di un handicap fisico grave, ma chiunque. Sono condizioni inaccettabili. Speravo mi richiamassero e dicessero che avevano provveduto, al limite che promettevano che il servizio sarebbe stato migliorato e si scusavano per l’inconveniente. Invece nulla, e allora è giusto che si sappia su quali tradotte si viaggia nel nostro territorio».

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