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Data di pubblicazione:14/09/2008
Fonte:La Stampa edizione di Torino
Titolo dell’articolo:Trenitalia vuole 60 milioni, Regione furiosa
Testo dell’articolo:Le Ferrovie dello Stato vogliono 60 milioni in più per il mantenimento degli attuali livelli di servizio e senza alcun progetto veritiero di sviluppo quantitativo e nemmeno sul recupero della qualità. Qui c’è il rischio concreto di una devastazione del sistema di trasporto su rotaia in Piemonte». Daniele Borioli, assessore regionale ai Trasporti, commenta così il catalogo con le offerte di Trenitalia per la gestione del servizio ferroviario regionale. Il dossier è arrivato nei giorni scorsi sul tavolo dell’assessore e da allora gli uffici hanno iniziato a fare conti e a cercare una soluzione. Tre le alternative per evitare questa «devastazione». La prima: chiedere al governo d’intervenire con una congrua copertura finanziaria. La seconda: aumentare il prezzo di biglietti e abbonamenti («manovra già fatta in questi due anni e insostenibile», precisa l’assessore). La terza: tagliare i servizi. Ad oggi la Regione paga 8 euro a chilometro per avere quasi 20 mila chilometri anno percorsi dai convogli di Trenitalia. Senza quei 60 milioni potrebbero essere cancellati quasi un terzo dei chilometri percorsi, più o meno 7 milioni e mezzo di chilometri. Certo, in questi giorni l’assessore aprirà una «trattativa» con le ferrovie per «verificare che la cifra richiesta sia legata a costi effettivi sostenuti oppure vengano ricaricate inefficienza o costi aziendali impropri». Ma la di là dell’esito finale è evidente che «l’unica soluzione ragionevole per evitare un bagno di sangue del trasporto ferroviario locale è quella che sia il governo a farsi carico dei costi per garantire il servizio ai pendolari perché le Regioni in questo campo hanno un potere delegato dal governo». Anche perché il «governo ha dato 300 milioni alle Ferrovie per il 2008 senza consultare le Regioni».
Borioli esclude la possibilità di un aumento delle tariffe perché «in questi due anni il prezzo di biglietti e abbonamenti è stato già aumentato e dunque i piemontesi hanno già dato». Resta la terza strada, quella dei tagli. «Sicuramente - continua l’assessore - è possibile realizzare dei risparmi ma è evidente che non si può certo pensare ad un taglio generalizzato di rami secchi o poco frequentati soprattutto in una regione con più di mille Comuni». Senza dimenticare che «l’aumento del prezzo del petrolio potrebbe rendere molto conveniente l’uso del treno». Per questo motivo il Piemonte è intenzionato ad andare in pressing sul governo nazionale e conta di farlo «facendo fronte comune con le altre Regioni. La Lombardia, ad esempio, si è vista presentare una richiesta di circa 709 milioni di euro in più».

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