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Data di pubblicazione:13/11/2008
Fonte:La Stampa edizione di Torino
Titolo dell’articolo:Porta Susa, la protesta dei pendolari diretti a Milano
Testo dell’articolo:L’avevano promesso: «Quando è troppo è troppo, non accetteremo passivamente questo sopruso». Ieri hanno mantenuto la parola. Se qualcuno nutriva ancora dubbi sull’intraprendenza dei pendolari che cinque giorni su sette sferragliano da e verso Milano, ora è servito. Stazione ferroviaria di Porta Susa, ore 8,07: una ventina di viaggiatori si presenta al binario dove li attende l’Eurostar 9661 diretto a Milano Centrale, partito da Porta Nuova alle 7,55. Un bolide ad Alta Velocità fino a Novara, dove è costretto a reimmettersi sulla linea storica. I venti irriducibili sono decisi a contestare platealmente l’aumento dell’abbonamento in vigore dal primo novembre. Il sovrapprezzo obbligato per assicurarsi il posto a sedere, 3 euro per ogni viaggio, è considerato un affronto nell’affronto. La creatività applicata alla protesta si traduce in due iniziative a sorpresa: una seggiola da campeggio al seguito e un volantino sul quale campeggia la scritta «Aggiungi un posto al Tav!». Il foglietto, distribuito sul treno, giustifica le seggiole non omologate: «Nonostante un 55% di aumento in seconda ed un 41% in prima, Trenitalia, senza informare il personale e i viaggiatori nei modi e nei tempi consoni, non garantisce più il posto a sedere e dunque i pendolari si organizzano autonomamente... e si portano il posto a sedere da casa!». Detto fatto. Un attimo dopo salgono a bordo. Aprono le sedie da pic-nic lungo i corridoi. Si scusano con gli altri viaggiatori per il disagio arrecato. A protestare sono avvocati, impiegati, studenti. Persone rispettabili e civili che hanno ideato una trovata, opinabile ma indubbiamente originale, per far sentire la loro voce. Non per questo l’azienda farà marcia indietro: questo lo sanno bene. Puntano all’immagine, decisi a martellare la controparte finchè non otterranno soddisfazione. «Le Ferrovie sostengono che bene o male il posto a sedere si trova? Allora non hanno il polso di quello che accade sui loro treni - commenta pacatamente l’avvocato Giorgio Saviotti, munito di una sedia «Ikea» acquistata con ben altre prospettive -. Martedì sera 83 persone hanno fatto il viaggio in piedi. Viaggiare a 300 chilometri orari senza posto a sedere è un controsenso, non fosse altro che per ragioni di sicurezza». «Non escludiamo di reiterare la protesta nelle prossime settimane - gli fa eco Federica Ceppa, la «pasionaria» dei pendolari sulla linea Torino-Milano formato Eurostar -. Che diamine: in fondo eravamo seduti su delle sedie, non certo sui gradini o nei vani portabagli». Poi la stoccata: «Nel momento in cui il Governo propone misure straordinarie per calmierare la crisi, l’azienda va controcorrente e aumenta sottovoce il prezzo degli abbonamenti». La scena ha un che di esilarante: la carrozza numero 6 è piena di pendolari seduti su seggiole casereccie. Alcune sono di legno, altre da campeggio, altre ancora pieghevoli... Un campionario in piena regola. L’effetto sorpresa è garantito, le Ferrovie sono prese in castagna. Il personale di bordo abbozza: o perchè condivide tacitamente la protesta oppure perchè non sa che pesci pigliare. Stando alla versione dei pendolari, un controllore ha uno scatto di nervi ma il capo-treno lo invita a non esagerare. In serata l’azienda preferisce non commentare: prende atto della situazione, «riservandosi di valutare i fatti». Difficile che la prossima volta si lasci prendere in contropiede. Per ora gli ideatori dell’iniziativa si gustano la piccola vittoria: vittoria di immagine. Persino Cesare Carbonari, che per anni si è fatto le ossa sui treni regionali ed interregionali fino a diventare il leader dello storico Comitato spontaneo Torino-Milano, si complimenta: «Bella iniziativa, anche se non porta lontano. Ribadisco la mia proposta: meglio sacrificarsi per un paio di mesi sui treni regionali e disertare gli Eurostar. A proposito: non tutti lo sanno ma da dicembre, con il nuovo orario, molti Intercity saranno sostituiti dagli Eurostar City. La minestra è la stessa: in pratica, sono i vecchi Intercity rimodernati. Peccato che si pagheranno circa 100 euro in più al mese».

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