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Data di pubblicazione:15/11/2008
Fonte:Eco del Chisone
Titolo dell’articolo:Quel metrò ai piedi delle Alpi: la triste storia dell’Airasca-Saluzzo
Testo dell’articolo:Già nella seconda metà dell’Ottocento il Pinerolese guardava ben al di là dei suoi ristretti confini, affidando ai binari di un treno il compito di far viaggiare i suoi sogni e le sue attese, per allargare orizzonti che vedeva troppo angusti.

Il progetto della ferrovia Torino-Marsiglia è infatti del 1873 e quello della Pinerolo-Voghera del 1876, tutte linee con percorso e transito nella pianura pinerolese che voleva essere parte integrante di quei disegni.

«Fu considerato anche il prolungamento Airasca-Avigliana-Moncenisio che, unitamente alle ipotizzate linee Cuneo-Saluzzo e Cuneo-Nizza, creò quell’ambiziosissima prospettiva di un collegamento subalpino internazionale Ginevra-Nizza di 498 chilometri, a fronte dei 745 via Lione-Marsiglia» rivela Claudio Campana nel suo libro fresco di stampa “Il metrò ai piedi delle Alpi”, edizioni Grandapress (in libreria a 27 euro).

L’esigenza di un corridoio internazionale da ovest ad est, con varianti che si intersecavano lungo l’asse nord, era dunque già molto sentita allora anche se poi le ridotte disponibilità economiche e la grettezza miope di alcuni costrinse a più miti consigli.

Dalle caldeggiate linee sovranazionali, con puntuale transito nel Pinerolese, si ripiegò su tratte meno velleitarie ma non meno significative, sia pure in ambito più ristretto.

«La ferrovia Airasca-Saluzzo-Cuneo fu concepita quale “ferrovia pedemontana”, ossia finalizzata a collegare strategicamente e commercialmente gli sbocchi delle numerose ed importanti valli alpine occidentali con Torino (verso nord) e con il mare (verso sud), facilitando gli scambi dell’industrializzato Pinerolese e della fertile pianura di Saluzzo con Cuneo, Savona e Nizza» dice Claudio Campana, spiegando la sua scelta di soffermarsi in particolare su quella tratta.

La prima parte del bel volume, costato otto anni di ricerche e ricco di documenti, fotografie e citazioni di grande interesse, è dedicato proprio all’asse ferroviario Airasca-Saluzzo-Cuneo che viene analizzato in dettaglio dal punto di vista storico, tecnico e descrittivo. I cent’anni di vita di quella tratta, aperta il 30 giugno 1885 e chiusa il 31 dicembre 1985, sono ripercorsi con rigore e passione attraverso le varie epoche storiche e i mutamenti sociali che si sono susseguiti transitando anche su quei binari di periferia.

«È stata una scelta dettata dall’importanza di quella linea nell’ambito delle due province attraversate e in piccola parte da ragioni personali, perché ad essa sono molto legato affettivamente. Ho trascorso infatti i primi anni della mia vita fra i ristretti spazi del “casello 10” di via S. Maria a Vigone e ricordo come fosse ora lo sferragliare delle piccole vaporiere, il lento e un po’ traballante passaggio delle quasi sempre vuote “littorine” tra i campi di mais e i pioppeti del basso Pinerolese, dal momento che mio padre Giorgio svolgeva l’attività di cantoniere proprio su quel tratto di linea secondaria» dice l’autore, avvocato di professione e attualmente sindaco di Robilante, nel Cuneese.

Ricordi intinti nella nostalgia a parte, Campana offre un contributo importante alla ricostruzione della storia ferroviaria dell’intera zona, a cavallo tra le province di Torino e Cuneo. Partendo dai progetti iniziali, racconta i momenti più esaltanti e il declino inarrestabile di alcune tratte, giungendo fino alla parziale cancellazione di alcune di esse e alle fragili prospettive che sembrano aprirsi ora.

Altre sezioni del libro, di 128 pagine, sono dedicate infatti alle diramazioni (Busca-Dronero, Moretta-Cavallermaggiore e Savigliano-Saluzzo) e alle altre linee dismesse della provincia di Cuneo (Bricherasio-Barge, Bra-Ceva, Cuneo Gesso-Borgo S. Dalmazzo e Mondovì-Bastia).

«Per andare avanti occorre (anche) saper guardare indietro, cioè riscoprire il patrimonio ferroviario che, in Piemonte, conta circa 2.000 chilometri di linee e consente di raggiungere angoli di territorio remoti, attraverso percorsi di straordinaria bellezza. Si tratta di un patrimonio importante che potrebbe rappresentare, debitamente valorizzato e attentamente amministrato, una risposta adeguata alle moderne necessità di trasporto, oltre che costituire un’opportunità di sviluppo del turismo sul territorio» scrive nella prefazione Daniele Borioli, assessore ai Trasporti ed alle infrastrutture della Regione Piemonte. Non si può che concordare con lui, se ciò potesse veramente tradursi in realtà.

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