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Data di pubblicazione:27/11/2008
Fonte:La Stampa edizione di Aosta
Titolo dell’articolo:Scomparso il progetto che collegava la città sdoppiando la stazione
Testo dell’articolo:AOSTA - Da quanti anni le «scelte strategiche» sono rimandate? Difficile fare i conti, certo è che la città non ha ancora capito quale strada stia percorrendo. La viabilità non è il suo fiore all’occhiello, lo stadio Puchoz è una spina per qualsiasi amministratore, la ferrovia un tormentone, la F8 (area Cidac stazione funiviaria per Pila), la porta Sud, il tratto autostradale che deve diventare circonvallazione tutte utopie di anni di proclami. I conti si devono pur fare: opere che dire costose è poco. Ma da che parte cominciare?
Il partner è già deciso da tempo, la Regione. Il capoluogo è l’emblema di una crisi ormai evidente, città da ripensare non v’è alcun dubbio. E la politica rimanda. S’infila nelle mappe dei rischi idrogeologici, nei colori delle fasce di pericolo, accetta come «di grande interesse» le osservazioni dei cittadini e aspetta il nuovo anno. La Regione intanto ha già annunciato la metropolitana cittadina con due assi incrociati. Non c’è che un grande nodo da sciogliere nell’urbanistica di Aosta, quello dei trasporti, dei collegamenti. La ferrovia è un problema perché taglia fuori la zona Sud. L’area del Puchoz come polmone verde e dell’Arco d’Augusto come snodo viabile sono lì a dimostrare che gli urbanisti non hanno diritto di cittadinanza. Dove sono i progetti? Che fine ha fatto il piano di dettaglio della zona a Est di via Garibaldi?
La domanda più inquietante resta comunque quella della ferrovia: ma in quale archivio, cassetto o cestino della carta straccia è finito l’illuminante progetto che divideva in due la stazione ferroviaria? Viene sempre agitata la soluzione di interrare i binari, magari partendo da Saint-Christophe per uscire alle porte di Sarre, mentre la divisione in due della stazione è rimasta sopita. Forse già bocciata, certo dimenticata. Costi ridotti e soluzione piuttosto semplice, quindi geniale. La stazione resta dov’è per i treni che arrivano dal Piemonte. E ne viene fatta un’altra dove un tempo c’era il passaggio a livello, davanti all’ingresso Nord della Cidac, per i passeggeri che arrivano dall’Alta Valle o vogliono andarci. Tra le due stazioni l’agognato collegamento con il resto della città. Il cassetto dove la soluzione è stata infilata è in uno dei palazzi regionali, quello dell’assessorato ai Trasporti. E il Comune che fa? Lo richiede? No, certo che no. Il punto strategico per rilanciare la città resta lì. È evidente che ci sono altre priorità, come l’ampliamento a Est dell’ospedale, destinato a far ripensare in modo completo l’intera viabilità e vivibilità del capoluogo regionale. Vien da dire: ci vorrebbe un urbanista. Ma di questi tempi non devono godere di grande fama, al pari degli architetti. Meglio procedere con le proposte dei cittadini all’insegna del dialogo, del «facciamo la città insieme». Ridisegnare Aosta sul suo territorio, pensarne lo sviluppo deve essere diventato un gioco di società. Così come la viabilità dell’Arco d’Augusto che viene fatta a tentativi. La città non può essere progettata in base ai consensi, ma a un futuro legato alle sue attività e alla qualità della vita di cittadini e ospiti. Che sia lavoro da specialisti? Già, ma la politica deve avere il suo ruolo. È necessario che scelga.

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