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Data di pubblicazione:14/01/2009
Fonte:Il Secolo XIX
Titolo dell’articolo:Treno soppresso, ma ai pendolari non si dice
Testo dell’articolo:Il freddo danneggia alcuni locomotori e Trenitalia cancella il treno dei pendolari, il primo convoglio del mattino che da Acqui raggiunge Savona e quello delle 18 e 11 alla sera sulla tratta inversa.

Una situazione grottesca se si pensa che non ci sia altro materiale in grado di sostituire quello rotto. La conseguenza per i pendolari è di sobbarcarsi ogni giorno quattro ore di autobus per andare a lavorare. Ancora più grave il fatto che i viaggiatori ogni giorno si presentino nelle varie stazioni «a temperature polari» senza sapere se il convoglio ci sarà. Sullo stesso sito internet di Trenitalia è possibile acquistare il biglietto (costo di poco superiore ai 4 euro) per il treno regionale 4623 delle 5 e 52 in partenza da Acqui per Savona. Discorso analogo per il 10280 delle 18 e 11 che parte da Mongrifone. Proprio questo treno nei mesi scorsi era stato soprannominato il “treno con il barometro” per via del fatto che se dalla prefettura arrivava l’allerta meteo il macchinista era obbligato a viaggiare a 30 chilometri all’ora. Da giorni il convoglio è soppresso. Eppure c’è il sole.

Dal tre gennaio Trenitalia ha deciso di sopprimere fino a data da destinarsi («sono necessari ancora alcuni giorni») il regionale 4623 per colpa del freddo che si è abbattuto nelle scorse settimane in zona. «L’ondata di gelo ha creato problemi tecnici al materiale rotabile, costringendo la direzione regionale trasporto del Piemonte a bloccare alcuni treni per mandarli in officina e sottoporli a controlli straordinari» è la motivazione fornita dall’ufficio stampa di Trenitalia.

Una decisione quanto meno bizzarra, quella di cancellare i convogli maggiormente utilizzati da pendolari e studenti ma che Trenitalia spiega «con la necessità di evitare soppressioni a macchia di leopardo. E poi sono stati cancellati i treno meno frequentati».

Una versione che in parte sembra dar ragione a Claudio Maestro, uno dei tanti passeggeri penalizzati dalla decisione delle Ferrovie che sottolinea come «quei convogli siano stati dirottati in altre zone dove c’è più gente e quindi maggior rischio di polemiche». «Ma noi andiamo a lavorare, mica a divertirci» tuona l’operaio che per raggiungere Savona e tornare a casa utilizza il bus e impiega quattro ore.

L’operaio è uno dei tanti pendolari costretti a lunghe e faticose odissee per raggiungere il posto di lavoro: «Non siamo bestie ed è ora di prendere provvedimenti seri. I soldi dei nostri abbonamenti sono buoni ed allora pretendiamo la stessa serietà da parte di chi gestisce il servizio pubblico. Siamo stufi di queste levatacce e soprattutto del disinteresse dell’azienda nei nostri confronti».

Proprio ieri la segreteria della Filt Cgil ha segnalato lo stato di degrado del materiale rotabile con «120 carrozze, su 350, con oltre 30 anni di servizio. Addirittura 33 locomotori su 55 sono in quelle situazioni».

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