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Data di pubblicazione:08/02/2009
Fonte:Il Secolo XIX
Titolo dell’articolo:Disagi sulla Savona-Torino fino ai primi di aprile
Testo dell’articolo:Il maltempo e alcuni inconvenienti incontrati negli scavi in galleria hanno costretto le ferrovie a ritardare di un mese l’apertura della linea Savona-Torino, via Ceva. E ai pendolari non resta che rassegnarsi ad utilizzare il servizio sostitutivo dei bus. Ma minacciano manifestazioni eclatanti
Quelli che finora erano solo bisbigli o, peggio, timori dei pendolari si sono trasformati in certezze. I lavori di manutenzione straordinaria della galleria Belbo, sulla linea Savona-Torino, subiranno un «mesetto» di ritardo. Fino ai primi di aprile, quindi, a meno di ulteriori appendici, Trenitalia si appoggerà al servizio sostitutivo dei bus per collegare le stazioni di San Giuseppe di Cairo e Ceva. È la stessa azienda ferroviaria a fornire le motivazioni ufficiali del mancato rispetto della tempistica prevista. «Alcune difficoltà trovate durante gli scavi e il maltempo» hanno impedito la riapertura della linea l’otto marzo.

Passino le nevicate abbondanti delle ultime settimane «che hanno impedito ai camion di raggiungere il cantiere», ma resta quanto meno di difficile comprensione l’annuncio del ritardo («Da qualche tempo lo avevamo detto», ma ai pendolari sono arrivate solo voci) per quanto concerne gli ostacoli in corso d’opera. Anche perché dovrebbe trattarsi di imprevisti (peraltro prevedibili in interventi del genere) venuti alla luce nelle fasi iniziali del lavoro. E quindi annunciabili con anticipo all’utenza.

Resta il fatto che i disagi per gli utenti proseguiranno. E resteranno ormai fino a Pasqua. Ma in un’ottica assai più larga non si possono ignorare i disagi per i pendolari della montagna che soprattutto nel periodo invernale e nei fine settimane rappresentano i maggiori fruitori dei treni. Savona è infatti collegata a Limone Piemonte convogli diretti che ora vedono allungato e di parecchio il tempo di percorrenza. L’alternativa resta il triangolo su Ventimiglia che allunga di qualche decina di minuti la percorrenza, ma regala un cambio solo di convoglio.

Nei giorni scorsi, di fronte all’ipotesi di dover sopportare continui disagi, un gruppo di pendolari ha minacciato la decisione di occupare i binari.

Il ricorso al servizio bus è già di per sè un disagio, ma le lamentele riguardano proprio la gestione del servizio. Intanto molto spesso - secondo lamentele di chi giornalmente viaggia su quella linea - le variazioni non vengono comunicate o se l’annuncio avviene «è quasi sempre criptico e senza l’utilizzo degli altoparlanti». L’altro nervo scoperto per i pendolari è la mancanza di coordinamento tra treno e bus. «Accade spesso che arriviamo a San Giuseppe di Cairo in ritardo e il pullman per Ceva è già partito. Vuoto, ma in orario - ammette un gruppo di viaggiatori- La conseguenza è un rientro a casa a tarda ora». Insomma la tensione continua ad essere alta in stazione. «Pare quasi che la volontà delle ferrovie sia quella di abituare lentamente l’utenza ad una minor frequenza e maggior ampiezza del numero delle corse una volta che il traffico sarà ripristinato» puntualizza Roberto Garabello.

Il pendolare Garabello, però, nella vita fa lo psicologo e fornisce una lettura sulle conseguenze dei disagi nella vita dei fruitori di Trenitalia. E se un gruppo di insegnati precari sta predisponendo un esposto alla procura della Repubblica di Cuneo, Roberto Garabello dal punto di vista individuale «è possibile sviluppare una sintomatologia postraumatica da stress cumulativo», dal punto di vista relazionale e sociale «il pendolare accumula stanchezza e maggior irritabilità». Infine le ricadute sul lavoro. «Minori ferie, rischi di mancata assunzione per chi ha contratti a tempo determinato e per chi è messo in ferie dalle aziende stesse nei momenti di bassa produttività, perché se si troverà senza ferie perderanno quote di stipendio o magari anche il posto di lavoro. Per questo è necessario che i trasporti ferroviari si mantengano efficienti. Altrimenti è... un casino».


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