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Data di pubblicazione:16/02/2009
Fonte:La Stampa
Titolo dell’articolo:Stazione e rivoluzione
Testo dell’articolo:Una piccola rivoluzione di lettere e cifre. L’hanno realizzata le Ferrovie italiane che in questi mesi hanno sostituito gli avvisatori visivi di partenze e arrivi. Si tratta di quei tabelloni posti in alto su cui, a lettere bianche su fondo nero, erano indicate le informazioni sul traffico nelle stazioni. Il nome proprio di questi tabelloni è «teleindicatori alfanumerici». Li ha progettati Gino Valle nel 1956, con l’aiuto di un grafico, Michele Provinciali, per Solari, ditta produttrice d’orologi elettrici. Il loro nome: Cifra 5. Il meccanismo era nato per far funzionare le sveglie: un sistema numerico e alfabetico modulare a righe sovrapposte, ognuna delle quali, spiega Enrico Morteo (Grande atlante del design, Electa), «è contenuta in un involucro di profilato di lega leggera. In ogni riga sono posizionate, una a fianco all’altra, una serie di rulli contenti palette di plastica flessibile, collegate elettronicamente ad una tastiera. Premendo i pulsanti della tastiera, il sistema fa ruotare le palette fino a giungere alla lettera desiderata, realizzata dall’accostamento di un fronte e di un recto paletta». Tutti noi abbiamo visto il tabellone azzerare le scritte in un vortice progressivo di palette che ruotano, sino a che, miracolosamente, si ricomponeva l’informazione esatta e aggiornata. Un sistema ad alta leggibilità che fu installato per la prima volta nell’aeroporto di Vienna nel 1960, poi a Dallas, e quindi al terminal Twa al Jfk di New York progettato da Saarinen. Ora i tabelloni delle Ferrovie si aggiornano mandando in pensione un sistema anziano, ma efficiente, e soprattutto molto chiaro. Lo sostituisce uno schermo elettronico, meglio: una serie di schermi distribuiti negli atri, nei sottopassaggi, lungo i binari. A dire il vero, c’è stato un passaggio intermedio: il monitor a forma di cubo, simile a un televisore, di difficile lettura per chi aveva una vista appena un po’ carente. Il nuovo schermo misura 70 cm x 40; le lettere hanno la dimensione di 1,5 centimetri in altezza. Lo produce Aesys. A Bologna ne ha installati 250, il sistema informativo pubblico più grande nelle stazioni italiane. Se Solari usava come carattere il Gill Sans, opera dell’inglese Eric Gill (1882-1940), scultore, grafico, disegnatore di caratteri, Aesys utilizza invece Univers Condensed disegnato da Adrian Frutiger (1928), grande type designer svizzero. Tuttavia mentre i tabelloni di Solari si potevano vedere da ogni punto della stazione, a partire dall’ingresso, per leggere i nuovi monitor bisogna avvicinarsi parecchio al visore. Lì si affollano le persone, spesso coprendo l’avvisatore stesso. Per questo bisogna moltiplicarli. Il monitor è retroilluminato; alterna una riga nera a una bianca: scritte nere su fondo bianco e scritte bianche su fondo nero. Somiglia agli orari ferroviari a stampa. Per l’eccesso di contrasto, il bianco appare più luminoso e mangia il nero. Gli schermi con queste caratteristiche sono nati per un uso ravvicinato, da seduti, mentre in stazione si consultano in piedi. Bisogna leggerli, come su una pagina. Cifra 5 invece la si poteva guardare camminando. Un passo in avanti o invece indietro? Ai viaggiatori la sentenza.

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