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Data di pubblicazione:18/02/2009
Fonte:La Stampa edizione di Torino
Titolo dell’articolo:“Dalla fusione Gtt-Atm fuori metro e ferrovie”
Testo dell’articolo:Liscia, gassata o cosa? Mai slogan pubblicitario fu più azzeccato per l’annunciata fusione fra Gtt e la milanese Atm. Fusione che, salvo imprevisti, dovrebbe vedere il suo primo passo venerdì a Milano dove i sindaci Chiamparino e Moratti firmeranno le linee guida di quella che diventerà la decima società europea e, va da sè, esalterà la prima piazza già oggi occupata a livello nazionale dai milanesi. Linee guida che definiscono nei particolari la governance della futura società, ma lasciano aperte praterie per quanto riguarda il piano industriale. Il quesito ancora senza risposta è: quali beni e attività Gtt metterà nella nuova società? E’ infatti qualcosa di più di una teoria l’ipotesi - ampiamente approfondita tra gli uffici di corso Turati e quelli di Palazzo Civico - che Gtt potrebbe tenersi sia le ferrovie che attualmente gestisce per conto della Regione, sia la metropolitana. Cioè non li conferirebbe nella futura «Finanziaria Trasporti srl» dove Milano e Torino avranno il 50% delle quote e due consiglieri a testa per garantire la pariteticità tanto chiesta da Chiamparino. Una mossa che sarebbe funzionale alla nascita di un’altra società trasportistica fra il Comune proprietario della metro, la Regione e le sue linee ferroviarie e le Ferrovie nazionali che presto completeranno il passante destinato a diventare il cuore del futuro «Sistema ferroviario metropolitano» sul quale sta sputando l’anima il presidente Nigro dell’Agenzia del trasporto pubblico. Un gruppo dove la presenza della Regione, attraverso la quale passano i finanziamenti nazionali, potrebbe agevolare il Comune che ha acceso attraverso Gtt, ente appaltatore della linea 1 di metropolita, oltre 300 milioni di euro di mutui. Impresa non facile se è vero che Palazzo Civico è già in ritardo nei pagamenti delle rate per circa 30 milioni. La nuova entità sarebbe una rivisitazione, non ancora completamente esplorata dal punto di vista legale e amministrativo, della società dove il Comune deve per legge accumulare tutte le infrastrutture di sua proprietà - dai binari, ai depositi e, forse, bus e tram - oggi utilizzati da Gtt e domani, a fusione avvenuta, dalla società di esercizio torinese che ne prenderà il posto. Perché non mettere tutto nella nuova azienda che s’intende creare con Milano? Torino, oltre a puntare a un servizio migliore, ha due problemi urgenti: finire la metropolitana e rinnovare il parco bus. Milano farà propri questi obiettivi? Se sì, bene, altrimenti è necessario trovare una soluzione alternativa. Come potete ben comprendere da qui al giorno in cui nascerà la nuova «Atm/Gtt» ne vedremo ancora delle belle. Non tutti a Torino sono convinti della bontà dell’operazione. Un leader Pd come il presidente del Consiglio regionale, Davide Gariglio, uno che se ne intende avendo per anni amministrato società di trasporto pubblico, non fa mistero di preferire alla fusione la nascita di un grande gruppo con alla testa Gtt evitando così ogni sudditanza con Milano. E la sua associazione culturale, Piemonteuropa, ne discute alle 17,30 con l’assessore Campia e Tullio Gazziero. Altre insidie arrivano da sinistra. Il capogruppo di Sd, Monica Cerutti, ha scritto una lettera aperta al sindaco con la quale, tra le altre cose, critica il fatto che nelle linee guida «manca l’esplicita indicazione del mantenimento dei livelli occupazionali».

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