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Data di pubblicazione:19/02/2009
Fonte:La Stampa edizione di Cuneo
Titolo dell’articolo:Ferrovia Bra-Ceva: dalla Regione l’impegno a coprire la spesa con Fs per ottenere il diritto di superficie
Testo dell’articolo:CEVA - C’era una volta la Ceva-Bra, la più antica linea ferroviaria del Piemonte, classe 1874. Quei 36 km di binari che «bucavano» gallerie in una variazione di paesaggi dalla val Tanaro alla Langa, erano già agonizzanti e a corto di passeggeri prima che l’alluvione del 1994 mettesse fine alla sua storia. Da 15 anni, poi, quel che resta della tratta è solo un «ramo secco» del sistema produttivo ferroviario: lasciarla così com’è non conviene più a nessuno, né alle Ferrovie dello Stato, proprietarie, né ai 14 Comuni che l’attraversano. La soluzione per riciclarla a nuova vita è stata raggiunta nel corso dell’ultimo, decisivo incontro di novembre fra sindaci, Provincia, Regione e vertici Fs a Monchiero: via alla Ceva-Bra e spazio ad una «greenway», una pista ciclabile, una serie di sentieri riservati alla mobilità ecologica, in un elogio al movimento lento, senza fretta. Questi i termini dell’intesa: le Fs si impegnano a cedere un diritto di superficie della linea per 50 anni in cambio di un milione e 200 mila euro, cifra che la Regione, nella persona dell’assessore alla Montagna, Bruna Sibille ha garantito di poter coprire attingendo ai fondi destinati proprio all’alluvione del ’94. Ma il disappunto in questi mesi è corso sul filo di un forum in rete, «A sud di Torino», dove la gente, chi ex ferrovieri, chi semplicemente appassionati di ferrovie dismesse, non parla d’altro. Si può ancora recuperare? Come fare per opporsi al «de profundis» della tratta? Piero Canobbio è uno dei sostenitori del «trenotrekking delle ferrovie dimenticate», una marcia organizzata dal Cai di Ovada in occasione della «2ª Giornata mondiale delle Ferrovie dimenticate», in programma il 1° marzo proprio sulla linea Ceva-Bra. «E’ una camminata pacifica lungo il sedime abbandonato per ricordare la tratta dismessa e lanciare proposte per il suo rilancio. Perché noi - ribadisce Canobbio - non siamo affatto d’accordo alla soluzione pista ciclabile». Lo dice lui e lo confermano, parola sua, pure gli oltre 47 mila contatti che il suo forum ha totalizzato in questi mesi a suon di tam tam mediatico sul destino della Ceva-Bra. «Le nostre sono solo proposte alternative, articolate anche in una memoria che lo scorso 3 febbraio ho avuto modo di illustrare in Regione all’assessore Bruna Sibille». Proposte ben chiare: intanto non il recupero di tutta la tratta, bensì della Bra-Bastia Mondovì. E poi? Altra questione, la Bastia-Mondovì, anch’essa abbandonata. «La presenza delle nuove sedi universitarie di Pollenzo, Mondovì e Cuneo ha creato nuovi flussi pendolari - dice Marco Castagna, altro strenuo difensore della tratta -. Recuperare il raccordo con Mondovì consentirebbe di creare una nuova linea Bra-Cuneo». La replica dell’assessore regionale Bruna Sibille: «L’alluvione è stato un colpo di grazia per una linea che già presentava molti problemi. Stando così le cose, penso che trasformarla in pista ciclabile sia la soluzione più auspicabile».

L’unica opera mai rifatta dopo la piena del ‘94
La ferrovia Bra-Ceva è l’unica grande opera alluvionata durante la piena del 5-6 novembre ‘94 a non essere stata ripristinata. Quella della tratta è una storia lunga e, per un periodo, prestigiosa: lo è stata fino al 1933, quando l’attivazione della Fossano-Mondovì-Ceva le ha «scippato» il ruolo di unico collegamento ferrato verso Torino. La piena del ‘94, con l’esondazione del Tanaro e le frane, ha provocato danni enormi alle infrastrutture, con smottamenti, crolli di ponti, binari sospesi nel vuoto. Subito dopo il disastro, per il ripristino erano stati stanziati 68 miliardi di lire, poi le Fs avevano rinunciato: gli amministratori della vallata avevano chiesto e ottenuto, in cambio, di impiegare una parte dei fondi per migliorare e completare la strada di Fondovalle Tanaro.

Contro. Bruna Sibille: «No ai convogli, sì alla pista»
Sì alla trasformazione della Ceva-Bra in pista ciclabile. L’assessore regionale Bruna Sibille, narzolese di nascita, quella linea la conosce bene: «Mio padre era ferroviere, ricordo come prima dell’alluvione la tratta fosse già declassata a ramo secondario. Quel sedime è stato messo in vendita dalle Fs dopo essere stato declassato, per legge statale, da patrimonio indisponibile a disponibile a un’eventuale vendita. Altro sarebbe stato se questa sollecitazione, peraltro legittima, fosse arrivata quand’era ancora possibile intervenire».

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