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Data di pubblicazione:17/06/2009
Fonte:La Stampa edizione di Cuneo
Titolo dell’articolo:Magliano Alpi: il binario Fs rimarrà all’Ilma, industria che lavora il legno
Testo dell’articolo:MAGLIANO ALPI - Il binario interno dell’azienda «Ilma» di Magliano Alpi è salvo. Almeno fino al 2013, quando, in maniera naturale, scadrà il contratto che lega la storica ditta che tratta il legno e la Rete Ferroviaria Italiana. Lo ha deciso il tribunale civile di Torino, che ha negato alle Ferrovie di chiudere, in maniera arbitraria, il prezioso trasporto su ferrovia. Una vicenda che ha tenuto con il fiato sospeso per due anni l’azienda leader a livello europeo nel trattamento del legno. L’avvocato Flavio Gazzi, di Cuneo, che tutela la Ilma, rappresenta le istanze dell’amministratore delegato e presidente Livio Bergia. «La prima lettera era arrivata nel luglio 2007 - spiega Gazzi -. Diceva che nel giro di poche settimane sarebbe avvenuta la risoluzione del contratto che riguarda l’utilizzo del binario. Seconda lettera dopo pochi giorni. Recitava: a fine 2007 il servizio ferroviario interno sarà sospeso». Il binario interno è usato dalla ditta da oltre 40 anni per convogliare i tronchi di legno lunghi oltre 13,50 metri, materiale che non può viaggiare sui camion perché «oltre misura». Il binario si estende per circa 500 metri e ha origine dalla Stazione di Magliano-Crava-Morozzo. «Un servizio essenziale», lo ha definito il presidente Bergia. La Rfi aveva motivato la sua improvvisa decisione con una lettera: «mancato raggiungimento del limite minimo di traffico». Ogni anno il numero di passaggi è stato calcolato tra i 200 e i 250, vuol dire circa 20 passaggi al mese, un passaggio al giorno lavorativo. I tronconi di conifere arrivano dall’Austria, dalla zona di Domodossola, dal confine veneto. I vagoni entrano nell’azienda tramite una diramazione sulla linea Torino-Savona e si dirigono a un reparto dedicato al taglio, che risulterebbe inutilizzabile nel caso il binario dovesse essere soppresso, con grave danno economico per la Ilma. Al presidente Bergia non è rimasto che rivolgersi a un legale e al giudice civile. «Suona strano che la Rfi adotti politiche di questo genere - dice l’avvocato Gazzi -, quando in tutta Italia si fa un gran parlare di tentativi di limitare il trasporto su gomma per motivi ecologici». Il tribunale civile di Torino ha dichiarato inefficace la risoluzione contrattuale dichiarata dalla Rete Ferroviaria Italiana, anche perchè nel documento non si parla né di limite minimo di traffico, né di altre condizioni generali. C’è un accenno di possibilità di revoca dell’esercizio solo «qualora non sussistano più le condizioni di sicurezza dell’impianto».

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