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Data di pubblicazione:21/10/2009
Fonte:La Stampa
Titolo dell’articolo:"Dalle Ferrovie solo bugie: volevano più soldi per lo stesso servizio". La presidente del Piemonte: «Dal 2002 aumenti del 12% ma sui treni regionali ritardi e sporcizia non sono migliorati»
Testo dell’articolo:«Non è vero che pagando di più si ottengono servizi migliori. A partire dal 2002 la regione Piemonte ha autorizzato un aumento delle tariffe dei treni regionali del 12% in cambio di un miglioramento della qualità. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: treni lenti e sporchi». Mercedes Bresso, governatrice del Piemonte, risponde così agli attacchi dell’amministratore delegato delle Ferrovie, Mauro Moretti, che in un’intervista a La Stampa dà la colpa dei disservizi alle Regioni.

Sul sito delle Ferrovie ieri si poteva leggere che l’Ad Moretti «ha spiegato senza mezzi termini che se i piemontesi non sono contenti della qualità del trasporto ferroviario locale devono prendersela con i loro amministratori». Che cosa risponde?
«Tutto sbagliato. Chi gestisce il servizio in una situazione di monopolio non può scaricare le colpe sulle Istituzioni. E alle Regioni non bastano le sanzioni - che pure abbiamo fatto pagare - per garantire di migliorare la pulizia dei treni, la puntualità od evitare la soppressione dei convogli. E allora il Piemonte ha scelto la strada di affidare il servizio attraverso una gara internazionale».

Moretti afferma che la Regione si è rifiutata di mettere le risorse aggiuntive per chiudere il contratto di servizio. E aggiunge che in altre Regioni, come la Toscana, che hanno investito più soldi, il livello di soddisfazione è al 78%. E’ vero?
«Moretti ha ragione su una cosa: mi sono sbagliata sulla percentuale di aumento richiesta dalle Ferrovie. Il vecchio contratto valeva 177 milioni. Trenitalia per garantire lo stesso, ripeto lo stesso, servizio ne ha chiesti 256. Un incremento non del 30 ma del 44%. Inaccettabile».

Perché?
«Perché sono monopolisti e non si preoccupano delle conseguenze dello loro scelte. Le faccio un esempio. Nel dicembre del 2008 Trenitalia decide di riclassificare gli intercity plus della linea Torino-Milano-Venezia-Trieste in Eurostar city. Naturalmente aumentando le tariffe. A fronte di un possibile afflusso di viaggiatori sui regionali abbiamo chiesto nuove corse o un numero maggiore di vagoni sui treni regionali. Abbiamo anche spiegato che eravamo pronti a pagare i costi aggiuntivi. Lo sa che cosa ci hanno risposto? Che non si possono aggiungere carrozze perché i marciapiedi sono corti e che avrebbero valutato la possibilità di introdurre nuove corse. Non sappiamo che esito abbia dato quella valutazione».

Ma i soldi per il nuovo contratto li avete oppure no?
«Il problema è un altro. Con quei 256 milioni, coperti solo in parte dal governo, viene garantito un servizio contestato quasi quotidianamente dai pendolari. Le Ferrovie chiedono adesso alle Regioni di pagare per un servizio che forse vedranno fra tre anni. E’ come se io possedessi una taverna in campagna e avessi in animo di rilevare la licenza di un ristorante di lusso e cominciassi a far pagare 200 euro a coperto per coprire gli investimenti di domani. Se queste sono le condizioni mi spiega come posso chiedere più soldi ai pendolari?».

E con le gare cambierà qualcosa per i pendolari?
«Si rompe un monopolio e, attraverso la concorrenza, così come successo nel trasporto aereo, si riducono i prezzi senza peggiorare la qualità del servizio. Finalmente i clienti, soprattutto i pendolari, non saranno considerati un peso ma diventeranno un utente da fidelizzare con la qualità del servizio».

E in questo caso i soldi arriveranno?
«Si ricorda quella pubblicità: a scatola chiusa compro solo Arrigoni? Il Piemonte non è disposto a comprare a scatola chiusa. Chi si aggiudica l’appalto ha due anni di tempo per prepararsi alla gestione del servizio e solo quando effettivamente partirà con treni nuovi, puntualità e pulizia sarà pagato secondo il tariffario del bando di gara».

Moretti non si oppone alla vostra scelta di fare una gara. E’ un passo avanti?
«C’è una società privata, la Arena Ways, che è pronta a gestire un servizio ferroviario tra Piemonte e Lombardia senza contributi. Ha ordinato i treni e sta addestrando il personale. Sono diventati matti perché le Ferrovie non volevano concedere le tracce. E poi alla nostra richiesta di conoscere il numero del personale che opera sui diversi lotti della nostra gara, Trenitalia ci risponde che non è in grado di fornire un conteggio preciso. Delle due l’una: o si mettono di traverso oppure sono “leggermente” disorganizzati».

Per questo vi siete rivolti all’Antitrust?
«Per ottenere che i fondi aggiuntivi messi a disposizione dal Governo e non ancora arrivati, siano dati alle Regioni e non direttamente a Trenitalia. Per noi si tratta di 58 milioni che vogliamo utilizzare per le gare. Fra pochi giorni partiamo».

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