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Data di pubblicazione:21/11/2009
Fonte:La Stampa
Titolo dell’articolo:Fs contro Bresso:"Sui nuovi orari non tratteremo". Il nuovo orario ferroviario ha scatenato la protesta della Regione e dei pendolari.
Testo dell’articolo:TORINO - Porte chiuse alla Regione sul nuovo orario. Mentre sulla proposta di Chiamparino - far fermare un paio di «Frecciarossa» nella nuova stazione di Porta Susa, almeno nelle ore più «calde» - le Ferrovie lasciano uno spiraglio. Tutto questo mentre i pendolari piemontesi lanciano un ponte verso i sindacati di categoria per impostare una piattaforma di lotta comune. «Da che parte sta il sindacato?», domanda Cesare Carbonari, Comitato Torino-Milano.

Le proteste sul nuovo orario ferroviario invernale, sollevate da Mercedes Bresso e dall’assessore Borioli, si infrangono contro quella che le Ferrovie definiscono «una logica inderogabile»: la logica del mercato. Ai piani alti del palazzo in piazza della Croce Rossa, dove ha sede il quartier generale del gruppo, la carica non ha fatto breccia. «Si può parlare di tutto, ma il mercato è mercato e non ammette deroghe - replicano i collaboratori di Moretti con una certa insofferenza -. Con i treni “a mercato”, collocati sulle tratte più redditizie, avanziamo persino qualcosa da investire sul trasporto locale. Tutto questo senza risorse pubbliche. Chi desidera aumentare le corse ci metta del suo».

Una risposta netta alle proteste di Borioli, che ieri ha accusato le Fs di privatizzare gli utili e socializzare le perdite: «Contrattare un treno in più o un treno in meno non serve a nulla, c’è una strategia aziendale che punta solo sui servizi remunerativi. Ci rivolgeremo al governo: nello specifico al Tesoro, azionista pubblico delle Ferrovie». Se questa è la logica, rincara, tanto vale privatizzare l’azienda.

Una resistenza disperata considerato che la Regione, sul nuovo orario ferroviario nazionale, ha le unghie spuntate: un conto sono i collegamenti previsti nei contratti di servizio che Trenitalia stipula con le Regioni e con lo Stato, altra cosa «interferire» - come eccepiscono dall’azienda - su corse allestite senza risorse pubbliche. La bozza del documento, distribuita ai pendolari, riserva nuove sorprese. L’ultima è il ritocco dell’orario serale degli Eurostar in partenza da Milano Centrale: quelli delle 17,10 e delle 18,10, trasformati in Intercity, sono stati anticipati di 5 minuti. Quanto basta, accusa Carbonari, per impedire alla gente di prenderli in tempo: «L’alternativa sono i vecchi regionali e, guarda caso, i costosi treni veloci».

Toni più concilianti, da parte delle Ferrovie, verso la proposta avanzata dal sindaco sulla fermata di Porta Susa lungo il Passante (vedi tabella). Disponibilità sulla quale pesa anche il buon rapporto Moretti-Chiamparino: «Possiamo ragionarci. Gli screzi dei giorni scorsi? Equivoci che possono verificarsi tra persone con ruoli importanti e molte cose da fare». «E’ un passo avanti», replica cauto il sindaco.

I pendolari non restano con le mani in mano. La decisione di invitare i sindacati di categoria all’incontro organizzato il 28 novembre risponde alla volontà di avvicinare due realtà poco omogenee. Come spiega Claudio Cornelli, vicepresidente del Forum, «tra gli obiettivi c’è quello di tutelare gli utenti senza intaccare i diritti dei lavoratori». Precisazione non casuale: i sindacati, pur condividendo l’esigenza di migliorare il servizio, devono tutelare i lavoratori delle Ferrovie e non sono per nulla convinti dei benefici legati alla liberalizzazione del trasporto ferroviario. Da qui la loro contrarietà alle gare indette dalla Regione, che invece i pendolari considerano un toccasana. Da Raniero Cafini, Sdl Ferrovie, Massimo Pozzi, Cgil Piemonte, passando per Giuseppe Campanella, Orsa, questo è il nodo da sciogliere.

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