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Data di pubblicazione:04/12/2009
Fonte:L’Espresso
Titolo dell’articolo:Telefoni d’oro Fs
Testo dell’articolo:Consumi record dai cellulari. per un solo dipendente bolletta da 1 milione e 300 mila euro in 10 mesi. Trenitalia non fa nulla per un anno. Tiene segreto lo scandalo. E ora non dà spiegazioni

Doveva restare un segreto, una vicenda infilata nei cassetti di Trenitalia e mai più tirata fuori. Gli ingredienti per usare la parola scandalo ci sono tutti: dipendenti che utilizzano i palmari dell’azienda scaricando illegalmente dati Internet. Traffico Web che per una singola utenza (335-15164...) sfora il tetto dei 400 mila euro a bimestre, toccando il record di oltre un milione 300 mila euro tra gennaio e ottobre 2008. E in tutto questo Trenitalia Spa, gestore per le Ferrovie dello Stato del trasporto di passeggeri e merci, al 100 per cento proprietà dello Stato, che non agisce per tutto il 2008 e interviene l’anno seguente, mentre a bilancio sono già stati inseriti i (presunti) illeciti telefonici.

L’assurdo di questa storia, sgradevole per le Ferrovie ma anche per le tasche dei contribuenti, è che sarebbe finita nel dimenticatoio se lo scorso 16 novembre il dipendente di Trenitalia Alessandro Capostagno, ispettore nella struttura di controllo Audit, non avesse consegnato un esposto di due pagine alla polizia ferroviaria dell’Emilia Romagna, presentandosi il giorno dopo alla polizia postale e inviando in contemporanea le carte alla procura generale e quella laziale della Corte dei conti. Oggetto della segnalazione, episodi e comunicazioni che partono il 15 gennaio 2009, quando il responsabile dei processi commerciali Auditing di Trenitalia (Alberto Belloni) spedisce un’e-mail a Capostagno con le fatture telefoniche della divisione passeggeri. Pregandolo, “come da accordi”, di controllare gli importi ed “evidenziare tutti i numeri con consumi superiori a 150 euro”.


Capostagno, va premesso, sa bene quanto sia delicato il settore della telefonia per la sua azienda, e quanto sia scivoloso in generale per i dipendenti pubblici l’utilizzo di questi strumenti professionali. Già nel luglio 2007, avendo letto del licenziamento di un lavoratore per uso improprio del telefono aziendale, ha scritto al direttore del comparto Audit Sergio Salvati per restituire il proprio cellulare, “in mancanza di una regolamentazione chiara che gestisca l’uso di tale apparato che mi è stato consegnato come forma di benefit”. Nel frattempo, una nota organizzativa dell’amministratore delegato di Trenitalia, Vincenzo Soprano, formalizza “sia i ruoli, le attività e i referenti relativi alla razionalizzazione delle utenze, sia la gestione ordinaria dei servizi di telefonia mobile”. Ma non è semplice controllare questo traffico. Dentro il pachiderma Trenitalia, infatti, sono stati creati sei macro settori: divisione passeggeri nazionale e internazionale, passeggeri regionale, corporate (varie direzioni), cargo (carri merci), disqs (direzione ingegneria sicurezza e qualità di sistema) e dtai (direzione tecnica e acquisti industriali). Strutture affidate, sul fronte telefonico, a reti che corrispondono a due diversi operatori: Rfi (Rete ferroviaria italiana, sempre all’interno di Fs), che fornisce le utenze con il prefisso 313 per macchinisti, capitreno o altro personale viaggiante. E Tim, a cui appartengono i 335, 334 ecc. dei palmari usati dal personale addetto ai servizi commerciali (come la gestione dei biglietti). In totale, circa 50 mila telefoni che ogni giorno macinano montagne di parole e collegamenti on line: sempre leciti, in teoria. Ma nella pratica, a quanto pare, no. Impressionante, ad esempio, è il caso che avvia lo scorso gennaio l’indagine dell’Audit. Sotto osservazione, racconta l’ispettore Capostagno nel suo esposto, “è un dipendente che ha prodotto traffico telefonico per oltre un milione 300 mila euro”. Cifra indicata nelle bollette accanto a un’utenza 335, che decolla nel primo bimestre 2008 con 263 mila 883,68 euro, passa tra febbraio e marzo a 270 mila 379,56, si assesta nel terzo bimestre a 235 mila 672,68, esplode nei due mesi successivi a 432 mila 382,29 e registra in settembre-ottobre un 126 mila 113,83, prima di sprofondare nel sesto bimestre a un miserrimo 1,04 euro.



La domanda è d’obbligo: com’è possibile che un singolo dipendente, chiunque sia e qualunque incarico ricopra, accumuli un traffico tanto elevato? Le ipotesi, secondo gli esperti di telefonia, sono varie. È possibile che i ferrovieri abbiano collegato i palmari a Internet per scaricare ore di musica, film o posta personale. È possibile, anche, che dipendenti di Trenitalia abbiano avviato una fasulla associazione benefica on line, con tanto di numero verde per donazioni, versando a se stessi denari tramite i cellulari. Oppure è possibile che qualcuno abbia fatto scommesse sul Web, soddisfando passioni private con denari pubblici. Tutte soluzioni, aggiungono i tecnici, che potrebbero valere anche per le altre utenze di Trenitalia abbinate a massicci traffici telefonici.

Nella divisione dei treni regionali, per dire, c’è un 334-67686... che nel primo bimestre 2008 tocca i 26 mila 954,08 euro, nel secondo giunge a 45 mila 482,82 e nel terzo si assesta sui 39 mila 183,31. Un’altra utenza della divisione corporate (334-62197...), invece, produce tra gennaio e febbraio 2008 un traffico dati di 23 mila 051,24 euro, che diventano 16 mila 498,31 nel quarto bimestre, dopo gli oltre 9 mila e i quasi 7 mila registrati nei bimestri precedenti. Per non parlare nell’area regionali dei 63 mila 313,29 euro abbinati nel quinto bimestre 2008 all’utenza 335-10887..., che il 31 dicembre chiude l’anno a quota 139 mila 387,80 euro.


Come è salata la bolletta

Ecco, per i sei settori di Trenitalia, i valori record bimestrali (in euro)
del 2008 per utenze Tim


Settore passeggeri Regionale Corporate Tecnico e acquisti Cargo Sicurezza e qualità
432.382,29 63.313,29 25.887,30 15.759,71 13.142,20 4.978,36
270.379,56 45.482,82 23.051,24 12.852,23 11.682,40 2.866,57
263.883,68 39.183,31 16.498,31 11.520,82 8.429,32 2.262,50
235.672,68 34.398,88 13.913,27 2.189,08 5.810,18 2.045,17
126.113,83 26.954,08 12.238,59 2.131,11 4.501,62 1.923,22


A questo punto, il modo migliore per capire a chi o cosa corrispondano i numeri citati, è rivolgersi ai vertici di Trenitalia. Anche perché l’ispettore Capostagno, in un passaggio dell’esposto, scrive che nel 2007 la società ha raggiunto un traffico telefonico e scambio dati pari a 21 milioni 777 mila 902 euro (dei quali 13 milioni 799 mila 536 con Tim e 7 milioni 978 mila 366 con Rfi), mentre nel 2008 il totale ammonterebbe a 16 milioni 397 mila 979 euro (dei quali 6 milioni 857 mila 506 con Tim e 9 milioni 540 mila 473 con Rfi). Cifre impressionanti, dette così, ma non per l’amministratore Soprano, il quale le definisce “normali, anzi basse” (“Pensavo”, dice nell’incontro con «L’espresso» avvenuto il 27 novembre, “che fossimo attorno ai 25 milioni”). Quanto alle ragioni dell’imponente traffico dati, quello documentato dalle bollette Tim, il capo di Trenitalia si muove con prudenza. Prima ammette che sì, effettivamente “c’è stato un problema che abbiamo preferito non divulgare, legato a una trentina di capitreno che hanno abusato del palmare scaricando film porno o altro da Internet”. Poi, consultatosi con un paio di collaboratori, si corregge dicendo che “a essere coinvolte sono un centinaio di persone”, delle quali una trentina “è stata denunciata e licenziata”, mentre le altre 70 avrebbero subìto o starebbero subendo “provvedimenti disciplinari e avrebbero in parte restituito i soldi”.

Quesito: possibile che tutto ciò sia accaduto senza tracimare su stampa e tv? E perché un’azienda al 100 per cento statale ha preferito muoversi sottotraccia nell’opera di pulizia? Per capirlo, a fine incontro con l’amministratore Soprano, chiediamo nell’ordine: di conoscere le utenze incriminate, per confrontare i numeri censurati da Trenitalia con quelli da noi visionati; di conoscere il contenuto delle denunce contro i dipendenti, per inquadrare il tipo di abuso o reato e le modalità con le quali è stato commesso; di conoscere nel dettaglio le spese telefoniche 2007 e 2008, per illustrare come si arrivi in un anno a oltre 20 milioni di traffico.

Materiale e informazioni che Trenitalia pare disposta a fornire, salvo approvazione di Mauro Moretti, numero uno di Ferrovie dello Stato. Ma dopo il fine settimana, l’atmosfera cambia: “L’azienda ha stabilito di non consegnare niente”. Non si può intervistare Moretti e neppure consultare cifre e informazioni aziendali. Bisognerebbe accontentarsi, insomma, della versione di Soprano che ha parlato a spanne di una trentina di licenziati, di un’organizzazione telefonica all’altezza e di spese proporzionate “all’ingente traffico dati, indispensabile per il funzionamento della linea ferroviaria”. Senonché, in questo schema rassicurante, s’innesta un elemento anomalo: i sindacati, a oggi, non sono al corrente dei 30 licenziamenti. Di più: nessuno, da Trenitalia, li ha informati dell’allontanamento anche di un solo ferroviere per la questione dei palmari. “Quello che sappiamo, è che tra aprile e giugno circa 300 dipendenti hanno ricevuto contestazioni disciplinari per presunto uso improprio dei palmari”, dichiara Alessandro Rocchi, responsabile trasporto ferroviario di Filt Cgil: “Parte dei provvedimenti si sono conclusi con multe sui 20 euro, altri con un giorno-due di sospensione, altri ancora sono in corso. Anche perché, quando abbiamo chiesto all’azienda la documentazione che giustificasse i provvedimenti presi per alcuni colleghi, non ci è stata fornita”.

Stesso discorso, a grandi linee, fa Giovanni Luciano, segretario generale aggiunto di Filt Cisl, il quale conferma il numero delle persone coinvolte (circa 300), assicura di non essere al corrente di alcun licenziamento e aggiunge un nuovo elemento di perplessità: “Viste le notizie pesantissime che ci comunicate, diventa essenziale capire come Trenitalia abbia agito nel tempo per prevenire sprechi attraverso i palmari. Ossia: sapeva, tutto il personale di bordo, di non poter usare liberamente gli smartphone? E perché, in ogni caso, non si è ottenuto da Tim un contratto che tutelasse l’azienda?”.

Domande, domande e ancora domande. È naturale chiedersi, per esempio, se ai controller di Trenitalia non bastassero un bimestre o due per individuare gli eccessi telefonici. Sarebbe interessante conoscere il motivo per cui l’area «prodotto» Telecom, dalla quale vorremmo sapere se Trenitalia è stata avvertita dei picchi di traffico, prometta una risposta e poi non la fornisca. Interrogativi che si aggiungono a quelli presentati nel suo esposto dall’ispettore (oggi part time) Capostagno, il quale scrive che nel mezzo delle verifiche sui tabulati telefonici si è ritrovato escluso, “messo a fare niente senza spiegazione”. Già in passato, accenna, ha contribuito a un’inchiesta scomoda per Trenitalia, in cui si analizzavano le finte rottamazioni di vagoni merci che in realtà venivano riciclati. Ma stavolta, “nonostante la documentazione di incarico lavoro che allego, mi hanno riferito che il mio nome è sparito dal gruppo di lavoro”. Perché? Un dato è certo: alle 9,27 del 12 giugno 2009, Capostagno invia un’e-mail al responsabile Alberto Bellone, e per conoscenza anche al dirigente della struttura Audit Salvatore Lampone. Un messaggio quantomai esplicito: “Le chiedevo cortesemente, se possibile, una copia della relazione sull’intervento riguardante le fatture Tim, alla quale come da suo incarico ho partecipato dal 15 gennaio al 31 marzo 2009. Chiedevo inoltre, visto che tale analisi porta in evidenza che in taluni casi è stato commesso un reato di peculato d’uso (art. 314 del codice di procedura penale), se l’azienda ritiene opportuno informare le autorità competenti di tale situazione o meno. Comprenderà”, prosegue l’ispettore, “che dopo la storia dei carri tuttora in corso, diverrebbe spiacevole eventualmente rispondere anche di questo alle autorità. Per cui personalmente, in mancanza di risposte, anche stavolta come già successo in passato, mi esonero da eventuali responsabilità che in futuro potrebbero essere accertate”.

Da allora, la richiesta di chiarimenti non ha ottenuto risposta. In compenso, stando all’amministratore Soprano, in pochi mesi Trenitalia sarebbe passata dall’individuazione del problema alle denunce dei capitreno, fino alle decine di licenziamenti. Iniziativa, quest’ultima, che i sindacalisti contattati (compreso Pietro Serbassi, segretario nazionale di Fast ferrovie) giurano di ignorare, e sulla quale l’azienda glissa rifiutandosi di fornire approfondimenti. “Abbiamo valutato che, in ogni caso, l’articolo sarà negativo”, taglia corto Trenitalia. “Ora pensiamo al 5 dicembre, quando festeggeremo il completamento della linea ad Alta velocità che entrerà in funzione il 13”.

Anche per questo, forse, viene preferita la strategia del silenzio: per non turbare il battesimo dei treni supersonici. Ma così facendo Trenitalia rinuncia alla dovuta trasparenza su due aspetti essenziali, sia sul fronte etico che su quello commerciale. Il primo, segnalato anche nell’esposto, è che le cifre del dossier sono riferite solo a Trenitalia, per cui “si può supporre, per analogia, che le altre due aziende del gruppo Fs (Rfi e Fs holding) soffrano dello stesso problema”. Il secondo punto, invece, deriva da una riflessione comune dei rappresentanti sindacali: “Se veramente i capitreno hanno scaricato senza permesso valanghe di dati Internet, se la spesa per questo traffico è stata inserita tra le pieghe dei bilanci Trenitalia, e se questa storiaccia ha provocato l’allontanamento di circa trenta persone, come si è intervenuti a livello aziendale per evitare che tali episodi si ripetano in futuro?”.

La risposta di Trenitalia è irritata: “Sono discorsi senza senso: ai dipendenti deve bastare l’etica, per non commettere reati...”. Il resto è superfluo. Anche se i soldi sprecati a colpi di palmari provengono dalle tasche dei cittadini. Anche se, fosse stato per Trenitalia e Ferrovie dello Stato, niente di ciò che avete letto sarebbe uscito dalle segrete stanze.

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